Vita consacrata

Diocesi: card. Bassetti (Perugia-Città della Pieve) ai religiosi, “ogni vocazione è personale ed è diversa dall’altra”

“La nostra è la chiamata ad essere per il Signore e poi a vivere in maniera diretta, intensa la realtà della Chiesa, che è il corpo mistico di Cristo, e servire tutta l’umanità, perché, come dice la Lumen Gentium, il fine della Chiesa è la salvezza, la comunione e l’unità di tutto il genere umano”. Lo ha detto il card. Gualtiero Bassetti, arcivescovo di Perugia-Città della Pieve e presidente della Cei, incontrando ieri pomeriggio una rappresentanza di religiosi e religiose per la 22ª Giornata mondiale della vita consacrata. Come ha sottolineato lo stesso cardinale, l’incontro è stato su “temi concreti, pratici e cruciali” che investono diversi istituti religiosi. In primis quello di fare più comunione tra loro per proseguire in sinergia l’opera di servizio alla Chiesa, alla comunità dei credenti e alla società civile (non pochi istituti religiosi sono impegnati nella gestione di scuole e di strutture socio-assistenziali e sanitarie) a prescindere dalla loro costante diminuzione sul territorio dovuta alla crisi delle vocazioni. Queste, le ha definite il cardinale, “sono il miracolo più grande che ci sia: Dio che si china sulle sue creature, piccoline come siamo noi, e le chiama. Ogni vocazione, particolarmente quelle al sacerdozio, alla vita consacrata e alla vita missionaria della Chiesa, quelle che chiamiamo di speciale consacrazione, è diversa dall’altra, perché la vocazione è ciò che di più di personale esista, come ogni persona è unica ed irripetibile”. Il card. Bassetti ha sottolineato la necessità di una maggiore collaborazione, anche nell’“affrontare problematiche di scottante attualità come quelle delle scuole paritarie gestite da istituti religiosi”. “Nel 2017 sono state chiuse oltre 300 di queste scuole per carenza di fondi e di personale – ha proseguito –. Attualmente, in Italia ci sono 12.652 scuole cattoliche con quasi 900mila alunni. Sono scuole paritarie, non private, aperte a tutti dove spesso vengono accolti ragazzi con gravi disagi, ma anche di altre religioni purché condividano il nostro metodo educativo che si basa sulla vita buona del Vangelo. Queste scuole sono una risorsa per la Chiesa e per la società nell’offrire una formazione integrale sia dal punto di vista umano che dal punto di vista cristiano”.