Robotica: Carballo (Wapor), “serve dialogo tra governi, imprese, mondo accademico e società civile”.

Sono le classi più basse e meno istruite, le più vulnerabili, a temere di perdere il lavoro a causa dei cambiamenti legati all’avanzare delle nuove tecnologie come intelligenza artificiale e robotica. Lo sostiene Marita Carballo, presidente della Academia Nacional de Ciencias Morales y Políticas dell’Argentina e della World Association of Public Opinion and Research (Wapor). Nel suo intervento alla seconda sessione del workshop “Robo Ethics. Humans, machines and health” che si conclude oggi in Vaticano per iniziativa della Pontificia Accademia per la vita, Carballo afferma che per evitare l’inasprimento delle disuguaglianze e superare il timore diffuso della robotica “occorre certamente un investimento in formazione”. La studiosa presenta alcuni dati soffermandosi, tra l’altro, sui dilemmi etici sollevati dalla robotica e sull’impatto di queste innovazioni sulla salute. “Il 50% dei cittadini mondiali – assicura – si dice contento che l’AI sostenga i medici, tendono ad accettarla come positiva ma solo se sostenuta dai medici, non come loro sostituto”. In generale, spiega, “i cittadini del mondo” hanno grandi aspettative in materia di salute e cambiamenti climatici; i pareri sono contrastanti in materia di lavoro e occupazione. Ulteriori criticità la dipendenza dalla tecnologia, la minaccia alla privacy e la mancanza di relazioni umane. “I social media – sostiene – sono un’importante fonte di informazione politica ma gli utenti sono convinti di avere ricevuto una fake news almeno una volta al mese”, mentre un’indagine condotta negli Usa rivela che “solo il 34% dei tweet è postato da esseri umani”. Il rischio, avverte, “è anche di manipolazione dei processi partecipativi”.  Per stabilire su quali valori vorremmo costruire “la società nata dalla quarta rivoluzione industriale e per essere certi che lo sviluppo dell’intelligenza artificiale sia in linea con la dignità e la crescita di ogni uomo – conclude Carballo – è necessario un dialogo a 360 gradi, una vasta collaborazione tra governi, imprese, mondo accademico e società civile”.

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