Ue-Lega araba: documento conclusivo, “partnership strategica”. “Combattere intolleranza culturale e religiosa”

Il summit è stato “storico”, positivo, il primo di una serie di summit Ue-Lega araba che si terranno a turno in nella regione araba ed europea; il prossimo sarà a Bruxelles nel 2022. È il documento conclusivo del summit di Sharm El-Sheikh (24-25 febbraio) a fare il bilancio dell’appuntamento e indicare la rotta futura per “far avanzare la partnership strategica che esiste tra i nostri Paesi”, “condividere esperienze e realizzare le nostre aspirazioni comuni”, pace, stabilità e prosperità, sicurezza, sviluppo tecnologico, “ponendo le persone delle nostre regioni, e in particolare donne e giovani, al centro dei nostri sforzi”, con il riconoscimento “del ruolo della società civile”. Lega Araba e Ue sono su molte cose, che il documento elenca, a partire dall’approccio multilaterale (con il coinvolgimento nella fattispecie Onu e Unione africana) nell’affrontare sfide comuni: si cita tra gli altri la migrazione, la “protezione e sostegno ai rifugiati”, l’“incitamento all’odio, alla xenofobia e all’intolleranza”; “il contrabbando di migranti”, la tratta di esseri umani”, “il cambiamento climatico, in particolare l’accordo di Parigi”. Oltre ai temi di cooperazione economica si parla anche delle crisi regionali: Ue e lega araba hanno “posizioni comuni” sul processo di pace in Medio Oriente, lo status di Gerusalemme e l’illegalità degli insediamenti israeliani nei territori palestinesi occupati”, e guardano alla “soluzione dei due Stati”, da raggiungere “attraverso negoziati diretti tra le parti”.
A Sharm El-Sheik si è parlato anche di Siria, Libia, Yemen e della “necessità di preservare l’unità, la sovranità, l’integrità territoriale e l’indipendenza di questi Paesi”, sostenendo i processi guidati dall’Onu. I leader hanno altresì deciso di cooperare e coordinarsi di più per “affrontare le cause profonde del terrorismo” e “combattere il movimento di combattenti terroristi stranieri”: “una lotta efficace contro tali sfide richiede un approccio globale che includa, tra l’altro, il troncare ogni sostegno ai terroristi compreso il supporto finanziario, politico, logistico e militare”. Consenso, infine, anche sulla necessità di “preservare l’architettura globale di non-proliferazione delle armi nucleari”, e “di una regione del Medio Oriente priva di armi di distruzione di massa”, così come sul “combattere l’intolleranza culturale e religiosa, l’estremismo, gli stereotipi negativi, la stigmatizzazione e la discriminazione che portano all’incitamento alla violenza contro le persone basate sulla religione o sul credo”.

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