“La fraternità viene uccisa nelle tante baraccopoli disseminate su tutta la terra; nei caporalati che sfruttano la povertà e miseria di esseri umani; nelle associazioni mafiose infiltrate in tutti i settori della vita pubblica e privata”. Lo scrive l’arcivescovo di Matera-Irsina, mons. Antonio Giuseppe Caiazzo, nella sua lettera alla diocesi per la Quaresima 2019. Affermando che “gli uomini sono tra loro fratelli nonostante la differenza di razza, di cultura, di culto, di professione, di colore”, il presule ricorda “l’interrogativo che Dio pone a Caino: ‘Dov’è tuo fratello?’”, che “sottintende la consapevolezza del sangue versato, oggi forte come allora”. “Basti pensare a tutte le periferie dove c’è lo scarto della vita, ai femminicidi che si consumano nei nostri palazzi o per le strade”. Così tra i luoghi in cui la fraternità viene uccisa, mons. Caiazzo indica anche “le logiche di potere che mortificano l’umanità seminando odio, ingiustizia, violenza; la terra, nostra casa comune, violentata e avvelenata; la mancanza di progettualità sul territorio incapace di mettere fine all’emorragia di vita costretta ad andare lontano per trovare un posto di lavoro”. “La fraternità viene uccisa perché ci sono forti interessi economici”. Ma – obietta l’arcivescovo – “anche noi possiamo riconoscere la voce di Dio e iniziare un cammino di rinascita”. Infine, l’invito in questa Quaresima, aiutati anche dal Sinodo diocesano, a “camminare insieme, avendo come punto di riferimento Cristo, nostra speranza”. “È lui che ci invita a riconciliarci con noi stessi, con la storia, con l’umanità, con il creato”. “Saremo capaci di vincere ogni forma di egoismo, riscoprendoci fratelli che condividono la ricchezza e la gioia dell’esistenza”.