“I vescovi credono fermamente che l’Europa divisa sarebbe un dramma, forse la fine del Continente. Quanto più le spinte divisive sono forti, tanto più c’è bisogno di unità e le tensioni centrifughe devono essere considerate seriamente. Di fronte alla globalizzazione, è evidente che solo insieme è possibile vivere per non diventare un mercato a basso costo. Gli interessi economici di potenze antiche e nuove sono palesi: tocca all’Europa far fronte in modo unitario per non essere dilaniata. Ma ciò richiede un onesto esame di coscienza, un’intelligente verifica su almeno tre fronti: vedere le conquiste raggiunte, individuare le difficoltà, riconoscere gli errori, sapendo che la verità non deve essere sostituita dal consenso, né la tradizione dalle abitudini”. E’ questo uno dei passaggi della relazione che il card. Angelo Bagnasco, arcivescovo di Genova e presidente del Consiglio delle Conferenze episcopali europee (Ccee), ha tenuto nel corso del convegno su “Unione Europea: un percorso comune valorizzato dall’armonia tra identità diverse” che si è svolto presso l’Archivio storico del Quirinale.
Il card. Bagnasco ha sottolineato che “i Padri dell’Europa Unita – Schuman, Adenauer, Degasperi – erano uomini liberi, e avevano chiara la base fondativa del processo unitario: era la visione dell’uomo. Il personalismo cristiano stava alla radice di quel loro sogno che poteva apparire utopia, ma che aveva il sapore profetico”. “L’economia e la finanza – ha detto ancora l’arcivescovo di Genova – sono indispensabili, ma insufficienti per reggere l’edificio, per realizzare la Casa dei Popoli e l’Europa delle Nazioni. Molto di più che a un’Unione, i Padri pensavano ad una Comunità ‘lieve’ e quindi efficace: la comunità è espressione visibile della comunione che è di ordine spirituale e morale. I soli interessi materiali non possono creare uno spirito comunitario che richiede – tanto più a chi ha responsabilità specifiche – speranza, spirito di sacrificio, umiltà, respiro”.