“Imparare ad amare, ‘educare alla vita buona del Vangelo’ diventa per il cristiano un impegno concreto, quotidiano, che struttura non solo i nostri sentimenti, ma anche le nostre opere per evitare una fede nominalista, intellettualista”. Lo ha detto l’arcivescovo di Ferrara-Comacchio, mons. Gian Carlo Perego, nell’omelia della messa che ha celebrato sabato scorso, nella chiesa di Santa Chiara, a Ferrara, in occasione dell’anniversario della nascita della Fraternità di Cl e della morte del suo fondatore, don Luigi Giussani. “Sono due date che conservano una contemporaneità, a cui sono legati momenti di vita cristiana e scelte di molti di voi”, ha aggiunto il presule. Citando un passaggio di un testo di don Luigi Giussani, dal titolo “La familiarità con Cristo”, l’arcivescovo ha indicato “una bella esemplificazione dell’amore e della misericordia che noi fatichiamo a vivere”. E ha spiegato che “l’amore non riduce mai, non strumentalizza mai, ma riconosce, serve, ama, anche i nemici”. Così mons. Perego ha aggiunto che “l’amore agli altri, nostri fratelli, e che raggiunge anche i nemici, che si traduce in opere di carità e misericordia corporali e spirituali, accompagna necessariamente l’annuncio cristiano”. “Senza amore, senza carità la vita del cristiano diventa una vita che non vince il peccato dell’individualismo e dell’egoismo, che non costruisce solidarietà, che non esprime fraternità, che non costruisce il bene comune”.