Rapporto

Diritti umani: Amnesty, “allarmante repressione globale delle Ong”. Lo scopo? Ridurle al silenzio

In ogni parte del mondo i governi stanno intensificando gli attacchi contro le Organizzazioni non governative (Ong) mediante “l’adozione di leggi che tengono sotto sorveglianza i loro uffici e il loro personale, adempienze burocratiche da incubo e la sempre costante minaccia di finire in prigione”. È l’allarme lanciato oggi da Amnesty international nel rapporto “Obiettivo: silenzio. La repressione globale contro le organizzazioni della società civile”. Amnesty International rivela che ben 50 Stati hanno adottato o stanno per adottare leggi anti-Ong. “Un crescente numero di governi sta ponendo irragionevoli ostacoli e limitazioni alle Ong, impedendo loro di portare avanti un lavoro fondamentale – ha dichiarato Kumi Naidoo, segretario generale di Amnesty International -. In molti Stati le organizzazioni che osano parlare di diritti umani vengono ridotte al silenzio e per le persone che si riuniscono per difendere e chiedere diritti è sempre più difficile farlo in condizioni di libertà e sicurezza”. Solo negli ultimi due anni sono entrate in vigore o sono state proposte quasi 40 leggi per pregiudicare l’operato delle organizzazioni della società civile: procedure di registrazione, sorveglianza, limitazioni ai finanziamenti e, in molti casi, la chiusura nel caso in cui non si adempia agli “irragionevoli” requisiti necessari. Tra i Paesi citati nel rapporto il Pakistan, la Bielorussia, l’Arabia Saudita, l’Egitto, la Russia, la Cina, l’Azerbaigian. “Anche gli uffici di Amnesty International sono finiti sotto attacco: dall’India all’Ungheria, nell’ambito di un giro di vite sulle organizzazioni locali, le autorità se la sono presa con le nostre strutture, congelando beni patrimoniali e compiendo raid negli uffici”, ha precisato Naidoo. In Russia le Ong che ricevono fondi dall’estero sono state etichettate dal governo come “agenti stranieri”, un termine che è sinonimo di “spie”, “traditori” e “nemici dello stato”. Persino un’organizzazione per i malati di diabete ha ricevuto una multa salata e nell’ottobre 2018 ha dovuto chiudere. “Nessuno dovrebbe subire conseguenze penali per aver difeso i diritti umani – ha sottolineato Naidoo -. I leader del mondo dovrebbero garantire l’uguaglianza e assicurare migliori condizioni di lavoro, cure mediche appropriate, alloggi adeguati e accesso all’istruzione anziché accanirsi contro coloro che lottano per questi obiettivi”.