Tutela salute: mons. Russo (segretario Cei), “differenze nella gestione della sanità a scapito dei più deboli”

foto SIR/Marco Calvarese

“In un tempo come il nostro, attraversato da una seria crisi antropologica che nega il primato dell’uomo, si rischia di non cogliere la ricchezza di ciascuno, anche quando fosse estremamente fragile e compromessa”. Lo ha detto il segretario generale della Cei, mons. Stefano Russo, nella prolusione pronunciata al convegno “Tutela della salute: un diritto ancora esigibile?”, organizzato dalla Piccola Casa della Divina Provvidenza, oggi pomeriggio, a Torino. Sottolineando che, “con l’affermazione del valore universalistico, la riforma sanitaria si è ispirata anche al principio di uguaglianza di trattamento”, il vescovo ha rilevato “una gestione della sanità che, al di là delle intenzioni, ha di fatto disegnato un’Italia ‘a macchia di leopardo’”, dove “investimento delle risorse e offerta delle cure trovano significative differenze, sovente a scapito delle fasce più deboli”. Su questo aspetto, secondo mons. Russo, “è urgente fare una seria riflessione”. Poi, il segretario generale della Cei ha indicato “quattro risultati positivi del cammino di questi anni”: aver posto l’attenzione, oltre che sulla cura, anche alla prevenzione e alla riabilitazione; l’aver migliorato sensibilmente l’aspettativa di vita, diventando tra i Paesi con gli abitanti più longevi al mondo; l’aver contribuito in modo significativo alla ricerca e ai progressi scientifici, “offrendo luoghi di eccellenza per la cura di numerose patologie”; l’aver definito i livelli essenziali di assistenza con un monitoraggio continuo dell’evolversi delle situazioni.

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