Infrastrutture

Tav: Foietta,“analisi Mit omertosa”. Salvini “non convinto”, le imprese chiedono un “dibattito in Parlamento”

Quella di oggi è stata la giornata della risposta dell’Italia che vuole la Tav Torino-Lione, ma anche quella dei bisticci in Parlamento oltre che all’interno del Governo. A Torino, infatti, l’ormai quasi ex-Commissario di Governo Paolo Foietta ha presentata una contro analisi costi-benefici a quella resa nota due giorni fa dal ministero dei Trasporti e delle Infrastrutture. “L’analisi costi-benefici del governo è un documento omertoso perché dà numeri ma non spiega il metodo attraverso il quale si è arrivati a quella cifra”, ha affermato Foietta che ha poi parlato di un documento “strano in cui i numeri non tornano” e in cui sono evidenti “errori macroscopici”. Ma non solo: Foietta ha infatti detto che “se l’Italia decidesse di non fare più la Tav esiste una finestra di costi che può arrivare fino a 4 miliardi, una cifra legata a una negoziazione di tipo diplomatico che vedrà coinvolte Italia, la Francia, l’Europa”.
La presentazione dell’analisi dell’Osservatorio per la Torino-Lione, che di fatto finisce i suoi lavori oggi, è stata accompagnata dalla presa di posizione del sistema delle imprese e del lavoro di Torino e del Piemonte che in un incontro stampa hanno annunciato la convocazione, il prossimo nove marzo, di tutti i parlamentari eletti in Piemonte. “Il 9 marzo incontreremo a Torino i parlamentari piemontesi e gli europarlamentari del collegio Nord-Ovest. Il dibattito va fatto nelle sedi opportune perché solo il Parlamento può decidere. Vogliamo vedere nel Parlamento italiano chi è favorevole e chi non vuole la realizzazione di un’opera così strategica”, ha infatti detto il presidente dell’Api di Torino, Corrado Alberto, che ha parlato a nome delle 33 associazioni del mondo dell’industria, del lavoro, delle professioni e del commercio.
Intanto a Roma, nel Governo e in Parlamento, la maggioranza si sta interrogando sul da farsi con il vicepresidente del Consiglio Matteo Salvini che si è detto “non convito” dei risultati dell’analisi costi-benefici del Mit.