Feste

Sant’Agata: don Sgroi (Cesi), “impegno sinergico e corale per il rinnovamento della pietà popolare”

“Il valore della pietà popolare è innegabile: già Paolo VI nella Evangelii nuntiandi affermava che la pietà popolare spesso esprime una genuina sete di Dio. Tuttavia non si possono nascondere i limiti e i rischi che la pietà popolare comporta, a volte veri e propri pericoli. Ecco allora che occorre tornare ad insistere su un impegno sinergico e corale per il rinnovamento della pietà popolare”. Lo dice don Giacomo Sgroi, direttore dell’Ufficio regionale per la Liturgia della Conferenza episcopale siciliana, nel giorno dell’ottava di Sant’Agata, a Catania, ultimo atto delle celebrazioni agatine. Una settimana fa, durante i festeggiamenti, alcuni devoti avevano sollevato proteste quando, per motivi di sicurezza, il simulacro della patrona ha percorso una strada, indicata dalla Prefettura, che era alternativa a uno dei punti più significativi del percorso tradizionale. Mons. Barbato Scionti, parroco della Cattedrale, il capovara Claudio Consoli e la giornalista Fabiola Foti sono stati oggetto di pensanti minacce per le quali indagano le forze dell’ordine e la Procura di Catania sta verificando eventuali responsabilità. “Sono tante, belle, interessanti le forme di pietà popolare diffuse nelle nostre diocesi – spiega don Sgroi -, ma tutte vanno valutate ed eventualmente corrette, evangelizzate, purificate, rinnovate, accresciute, armonizzate con la liturgia e inserite in una pastorale organica e unitaria”. “Un cammino faticoso e lento – secondo don Sgroi -, che intanto deve avere avvio con un rinnovamento di quanti sono chiamati a gestire o comunque a vivere determinate espressioni di questa pietà popolare da vicino: occorre, infatti, che la partecipazione a queste manifestazioni di fede non siano disgiunte dalla vita sacramentale della Chiesa e che non si separi il momento culturale dagli impegni che la fede proclamata detta alla vita morale”.