Ai dipendenti Ifad

Papa Francesco: alla Fao, “pochi hanno troppo e troppi hanno poco”, “corrente di disuguaglianza disastrosa per il futuro dell’umanità”

(Foto Vatican Media/SIR)

“Pochi hanno troppo e troppi hanno poco. Molti non hanno cibo e vanno alla deriva, mentre pochi annegano nel superfluo. Questa perversa corrente di disuguaglianza è disastrosa per il futuro dell’umanità”. Ne è convinto il Papa, che salutando il personale dell’Ifad, al termine della sua visita alla Fao, ha detto loro: “Grazie perché voi pensate e agite controcorrente”, in un mondo che “vede il rallentamento della riduzione della povertà estrema e l’aumento della concentrazione della ricchezza nelle mani di pochi”. “E grazie anche per il vostro lavoro silenzioso, spesso nascosto”, ha proseguito Francesco: “Come le radici di un albero, non si vedono, ma da lì proviene la linfa che nutre tutta la pianta. Forse non ricevete molti riconoscimenti, ma Dio vede tutto, conosce l’abnegazione e la professionalità, apprezza le ore che trascorrete sollecitamente in ufficio e i sacrifici che ciò comporta. Dio, non scorda mai il bene e sa ricompensare chi è buono e generoso”. “Dal vostro lavoro traggono beneficio molte persone bisognose e svantaggiate, che sopravvivono con tante sofferenze nelle periferie del mondo”, l’omaggio del Papa, secondo il quale “per svolgere bene questo tipo di servizio, bisogna unire alla competenza una particolare sensibilità umana”. “Grazie anche al vostro apporto si possono realizzare progetti che aiutano bambini disagiati, donne, famiglie intere”, ha detto Francesco ringraziando per le “belle iniziative” i presenti, “anche a nome di tanti poveri che servite”. Il secondo invito è a “proseguire con rinnovato impegno questa vostra opera, senza stancarvi, senza perdere la speranza, senza cedere alla rassegnazione pensando che sia solo una goccia nel mare”. “Il segreto – ha rivelato Francesco – consiste nel custodire e alimentare motivazioni alte. In questo modo, si vincono i pericoli del pessimismo, della mediocrità e dell’abitudinarietà, e si riesce a mettere entusiasmo in quello che si fa giorno per giorno, anche nelle cose piccole”. “Entusiasmo” è la parola-chiave, che significa “mettere Dio in quello che si fa”: “Perché Dio non si stanca mai di fare il bene, non si stanca mai di ricominciare, non si stanca mai di dare una speranza. Egli è la chiave per non stancarsi. E pregare aiuta a ricaricare le batterie con energia pulita”. “In ogni documento che trattate, vi consiglio di cercare un volto”, la raccomandazione finale: “I volti delle persone che stanno dietro quelle carte. Mettersi nei loro panni per capire meglio la loro situazione… È importante non rimanere in superficie, ma cercare di entrare nella realtà per intravedervi i volti e raggiungere il cuore delle persone. Allora il lavoro diventa un prendersi a cuore gli altri, le vicende, le storie di tutti”. L’esempio citato dal Papa è quello di san Giovanni della Croce, per il quale la domanda da porsi non è “quanto mi pesano queste cose che dovrò fare?”, ma “quanto amore metto in queste cose che ora faccio?”. “Chi ama ha la fantasia per scoprire soluzioni dove altri vedono solo problemi”, ha commentato Francesco: “Chi ama aiuta l’altro secondo le sue necessità e con creatività, non secondo idee prestabilite o luoghi comuni”.