La sentenza emessa il 28 novembre scorso dal Tribunale di Roma “delegittima un impianto delle politiche migratorie ancora oggi orientato ai respingimenti o al contenimento di profughi e richiedenti asilo in veri e propri inferni a cielo aperto, in Libia”. Lo afferma Paolo Naso, coordinatore di Mediterranean Hope, programma migranti e rifugiati della Federazione delle Chiese evangeliche in Italia, commentando quanto deciso dal Tribunale di Roma che, a seguito di un’azione promossa da Amnesty International Italia con il supporto di Asgi, ha accertato il diritto di entrare sul territorio dello Stato allo scopo di presentare domanda di riconoscimento della protezione internazionale per 14 cittadini eritrei respinti in Libia il 1° luglio 2009 dalla Marina militare italiana oltre al diritto a risarcimento dei danni subiti.
“È una sentenza di grande rilievo giuridico e morale – afferma Naso –, perché restituisce pieno significato all’articolo 10 della Costituzione secondo il quale l’Italia garantisce asilo e protezione a chi nel proprio paese non gode delle libertà fondamentali per l’ordinamento italiano”.
“Per il governo italiano ma anche per il mondo dell’associazionismo – prosegue – questa sentenza dovrebbe quindi aprire una fase nuova, volta a tutelare il pieno diritto all’asilo e alla protezione, e promuovere con coraggio programmi di trasferimento sicuro e legale, come accade coi corridoi umanitari”. “Anche per questo – aggiunge Naso – come evangelici italiani rinnoviamo l’appello al governo italiano per l’apertura di un corridoio umanitario europeo dalla Libia, per 50mila profughi, iniziativa che chiediamo che il governo decida di assumere e promuovere in sede europea”.