Emergenze

Terremoto in Albania: p. Leuci (direttore Caritas Albania), “Italia in prima linea, ma non lasciateci soli”

“L’Italia è in prima fila nell’aiuto al popolo abanese. C’è sempre stata tra l’Albania e l’Italia una grande vicinanza, in passato negli anni ’90 e ancora oggi. E gli albanesi provano una grande gratitudine nei confronti degli italiani. Lo sentono un Paese vicino. A questa Italia diciamo: non lasciateci soli, continuate con noi questa lunga storia di amicizia e solidarietà”. Così padre Antonio Leuci, direttore della Caritas Albania, commenta al Sir la visita ufficiale che ieri il ministro degli Esteri italiano, Luigi De Maio, ha fatto in Albania per esprimere solidarietà ai cittadini colpiti dal terremoto del 26 novembre e per rafforzare il sostegno del governo italiano all’Albania per l’ingresso nell’Unione europea. “Lo Stato italiano è certamente vicino ma non dimentichiamo – aggiunge il religioso rogazionista – quanto anche la Chiesa italiana è vicina al popolo albanese. Siamo grati per l’investimento che c’è stato subito da parte della Conferenza episcopale italiana, per l’aiuto delle Caritas diocesane e dei vescovi che stanno venendo, per il lavoro sul campo che stanno facendo i religiosi e le religiose. Oltre al mondo politico, c’è un mondo di volontariato cattolico che è molto forte ed è molto vicino al popolo albanese e alla Chiesa che è in Albania”. Sin dalla prima notte dopo il terremoto, la rete locale della Caritas e della Chiesa in Albania (parrocchie, congregazioni, missioni) ha aperto le sue porte e offerto alloggio alle persone colpite. Attualmente, la rete della Chiesa ospita circa 200 persone nelle sue strutture. La priorità è stata data alle famiglie e alle persone sfollate estremamente vulnerabili, come le famiglie con bambini, le persone con disabilità, gli anziani e i malati. Ma la Caritas locale fa notare come le famiglie colpite dal sisma sono quelle che vivono nelle aree rurali e si rifiutano di trasferirsi in hotel o campi perché la loro principale attività economica è centrata vicino alla loro casa come l’allevamento di bestiame, la coltivazione e le officine artigianali. Per questo si stanno trovando opzioni più adatte all’inverno che possono includere container o roulotte a breve termine. Per gli aiuti primari, la Caritas ha anche allestito tre magazzini (uno centrale a Elbasan, e altri due locali a Lezhë e Tirana) per distribuire kit alimentari (per 2mila persone), kit igienici (per 2mila persone), letti, materassi e coperte e abiti invernali (per 500 persone) per un numero complessivo di beneficiari pari a 5mila persone. Uno dei principali bisogni è la necessità di un supporto psicologico per aiutare le persone a far fronte al loro nuovo stato di sfollati. A questo scopo, la Caritas sta attivando 3 team di supporto psicosociale per un bacino di utenza di 75 persone a settimana. È prevista anche l’attivazione di volontariato in vari progetti di animazione per bambini, aiuto alle persone più vulnerabili e distribuzione e trasporto di aiuto.

“Sono passati 18 giorni dal terremoto ed alcune macerie sono state tolte. Ma molta gente vive fuori casa”, racconta il direttore Caritas. “A Lezhë per esempio, ci sono più di mille sfollati e sono presi in carico da Caritas Albania insieme alla Caritas diocesana di Lezhë e alle Misericordie, altra realtà presente sul territorio che ci sta supportando moltissimo. La gente si sente abbandonata, perché ha perso tutto, anche le fotografie, i ricordi cari di una vita; non ha più nulla, neanche i documenti. È forse questa la povertà più forte che la popolazione sta vivendo. I viveri alla fine riusciamo a darli ma il terremoto ha cancellato tutta una storia”. Che Natale vivrà quest’anno il popolo albanese? “Sarà come quello vissuto da Giuseppe e Maria che non hanno trovato un alloggio e hanno dato alla luce Gesù in un rifugio fuori le mura di Betlemme. Così, sia per i cattolici che per i musulmani, sarà un Natale anche fuori casa, un Natale in albergo”.