Lettera al popolo

Paraguay: mons. Valenzuela, “rimaniamo un Paese vergognosamente diseguale”

“Rimaniamo un Paese vergognosamente disuguale. Le statistiche dicono che il numero di poveri è diminuito leggermente, in rapporto al reddito, ma continuiamo ad avere più di un milione e ottocentomila poveri tra noi; mentre pochissime persone accumulano ricchezza che non sono nemmeno in grado di gestire e controllare; ancor meno di convertirla in investimenti per generare vere fonti di lavoro per le migliaia di disoccupati”. La denuncia è arrivata domenica, in una “Lettera al popolo del Paraguay” letta da mons. Ricardo Valenzuela, vescovo di Caacupé, al termine della solenne celebrazione nella festività dell’Immacolata nel più grande santuario mariano del Paese. Come tradizione, il vescovo ha rivolto un messaggio a tutto il popolo, prendendo posizione su varie questioni di attualità, a partire dalle polemiche sulla centrale idroelettrica di Itaipú, la più grande del mondo, e sull’accordo siglato con il Brasile (il bacino sorge al confine tra i due Paesi, sul Paraná), secondo molti osservatori penalizzante per il Paraguay. Mons. Valenzuela ha usato parole forti: “Il Paraguay non ha firmato quei trattati con i suoi vicini per avvantaggiare solo l’altra parte, ma per favorire tutti i paraguayani, proprio come la controparte ha favorito ciascuno dei suoi. L’idea era di sfruttare un aspetto della natura meravigliosa e ricca del nostro fiume condiviso per fare del bene a tutti, in entrambi i Paesi. Il Paraguay non ha firmato quei trattati in modo che alcune famiglie di un certo colore politico diventino miliardarie per diverse generazioni, ma per combattere la povertà immorale di una grande maggioranza delle persone che subiscono ogni tipo di rinvio ingiusto” per la soluzione dei loro problemi.
Mons. Valenzuela ha inoltre denunciato che esiste un “gran numero di giovani senza lavoro, ragazze e ragazzi professionalmente formati o addestrati per svolgere un compito nella produzione, nell’industria o nei servizi, ma non ottengono un lavoro dignitoso, motivo per cui tendono ad emigrare all’estero o ad accedere al facile stipendio politico dello Stato, costretti a ‘vendere’ la propria coscienza per una paga insignificante e ipotecando, così, il loro prestigio e talento”.
Il vescovo ha poi toccato altri numerosi temi che rappresentano per il Paese delle vere e proprie piaghe sociali per il Paraguay: l’equa distribuzione della terra, l’amministrazione della giustizia, la pace sociale, la violenza e la mancanza di rispetto verso donne, bambini, anziani. Per il vescovo di Caacupé, tali situazioni sono tutti segni della necessità di una “ricostruzione morale” del Paraguay.