Infanzia

Centri interculturali: Chialastri (Caritas Roma), “anche il nostro asilo a rischio chiusura. Dialoghiamo”

“Non lasciate in mezzo alla strada 150 bambini”: è l’appello di tre centri interculturali per minori stranieri ed italiani da 0 a 6  anni  di Roma Capitale. L’asilo “Piccolo mondo” della cooperativa Roma Solidarietà della Caritas di Roma, l’asilo “Munting Tahanan” (“Piccola casa” in filippino) di Cfmw Italia e “Il sorriso di Gaia” di Virtus Italia onlus rischiano di chiudere perché sono da mesi in una situazione di stallo ed emergenza, a causa delle convenzioni scadute a maggio. Nonostante una proroga di due mesi fino a luglio, il nuovo bando di Roma capitale non è ancora uscito. Le risorse pubbliche consentivano di tenere molto basse le rette o addirittura di non far pagare i bambini che hanno alle spalle più gravi situazioni di disagio sociale. Ora i centri si stanno facendo totalmente carico delle spese e hanno dovuto raddoppiare le tariffe, con pesanti ricadute sui genitori. Molte famiglie socialmente fragili, con lavori precari e in nero, sono stati costrette a ritirare i figli. Nei mesi precedenti c’erano state interlocuzioni tra l’assessorato alla persona, scuola e comunità solidale di Roma Capitale con i referenti delle organizzazioni, con l’assicurazione che il nuovo bando sarebbe uscito a settembre 2019. Poi c’è stato un cambio della guardia ai vertici dell’assessorato. Il 14 ottobre le tre realtà hanno scritto una nuova lettera per chiedere un incontro ma ad oggi non c’è stata nessuna risposta, nemmeno a livello informale. Nell’asilo nido multietnico “Piccolo mondo”, a Pineta Sacchetti, gestito dalla cooperativa Roma Solidarietà della Caritas di Roma sono accolti oggi 40 bambini: il più piccolo ha 6 mesi, il più grande 2 anni e mezzo. Il 60% sono italiani, gli altri latinoamericani, romeni, ucraini, africani e asiatici. “Siamo anche disponibili a ridiscutere il modello se c’è bisogno di integrarlo in maniera diversa nel sistema generale – spiega al Sir Lorenzo Chialastri, responsabile dell’area immigrazione della Caritas di Roma -. È la prima volta in 28 anni che ci troviamo senza un bando al quale poter partecipare. Ma se permane questa situazione di incertezza e mancanza di interlocuzione è uno stillicidio continuo: possiamo farcela ancora per un anno con le nostre risorse ma poi rischiamo di chiudere, con grande dolore delle famiglie, anche quelle italiane che hanno fatto una scelta precisa di portare i loro figli da noi. Chiediamo almeno un dialogo”.