“Il diritto è un strumento per tutelare i più fragili. Se passa l’idea che viene utilizzato come strumento di autodeterminazione per consentire atti autolesivi, si snatura il suo ruolo, trasformandolo in un mezzo per autoeliminare i più deboli”. Lo ha affermato Alberto Gambino, giurista, presidente di Scienza & Vita, a margine del convegno “Liberi di scegliere la vita – suicidio assistito e obiezione di coscienza”, promosso dall’Associazione terapisti cattolici insieme al Rinnovamento nello spirito e all’Associazione liberi avvocati. Obiettivo dell’iniziativa in corso a Roma, ribadire il “no” all’eutanasia.
Gambino ha poi sottolineato come “Papa Francesco, dichiarando al Centro studi Livatino che il ‘diritto di morire’ è ‘privo di qualsiasi fondamento giuridico’, sia entrato all’interno dell’ordinamento civile dello Stato, facendo capire come ci sia qualcosa di più profondo e antico nella concezione del diritto, aprendo un discernimento comunitario che non riguarda solo i credenti ma anche i non credenti”.
“Nel nostro ordinamento costituzionale – ha spiegato il giurista – si dice chiaramente che tutti, anche gli indigenti, hanno il diritto alla cura. Lo Stato deve far sì che il singolo malato, anche quello inguaribile, sia sempre curato, perché l’obiettivo è lenire il dolore. Se non si arriva a ciò si può così verificare che qualcuno reclami a quel punto la morte su richiesta”.
“Per questo – ha annunciato – chiediamo al Parlamento, all’interno della legge di stabilità, di rafforzare la legge 38 sulle cure palliative”. Secondo il presidente “se ci fosse anche un solo parlamentare contrario, allora vorrebbe dire che l’eutanasia è legata solo a motivi di costi e di bilancio”. E questo, ha concluso, “non posso crederlo”. Perché “non si può ridurre il diritto, cioè la base di un fatto come l’eutanasia, a un gruppo di persone che si incontra e decide per alzata di mano se quello è diritto o non lo è”.