“La politica italiana deve mettere in campo un piano di sviluppo che ponga al centro la formazione e le opportunità delle nuove generazioni. Dobbiamo ripartire dai desideri e dalle potenzialità dei ragazzi e fare in modo che si trasformino in realizzazione piena dei propri progetti di vita e in contributo al bene comune del Paese”. Lo ha detto Alessandro Rosina, professore di demografia all’Università Cattolica di Milano, intervenendo alla terza edizione del Forum di etica civile in corso fino a domenica 17 novembre all’Auditorium di Sant’Apollonia a Firenze sul tema ‘Verso un patto tra generazioni: un presente giusto per tutti’. Due giorni dedicati al rapporto tra generazioni con l’obiettivo di porre le condizioni per un rinnovato patto generazionale.
Al riguardo Rosina ha fatto notare come la formazione dei nostri 30enni sia tra le più basse in Europa, in particolare per l’incidenza dei laureati, “che sono circa uno su cinque”. Ad aggravare la situazione, ha spiegato, anche il fatto che “l’Italia presenta, con la Grecia, il peggior dato di giovani che non studiano e non lavorano, i cosiddetti Neet, con una percentuale pari al 29,1%, contro il 18,1% dell’Ue”.
“Un altro problema è poi rappresentato – ha aggiunto – dalla forte disuguaglianza sociale che vede i giovani provenienti da famiglie agiate avere maggiori possibilità. La famiglia d’origine resta infatti l’unico ammortizzatore sociale. E questo perché il ragazzo viene considerato un bene privato e non collettivo”.
Secondo il professore dell’Università Cattolica è dunque necessario che “l’Italia capisca che la mancanza di lavoro non è solo un problema dei giovani ma una questione centrale per la crescita competitiva del Paese”.
“Non dobbiamo dunque – ha concluso – adattarci a un presente senza prospettive oppure ad andare all’estero a cercare lavoro”.