
“Vista da qui, la situazione è sull’orlo della guerra civile, basta che la Polizia si metta a sparare e non oso pensare cosa potrebbe succedere”. La voce del salesiano Arturo Bergamasco, salesiano originario dell’arcidiocesi di Udine, arriva al Sir da uno dei luoghi della Bolivia dove, in questi giorni, la tensione è più alta, Yapacaní, cittadina a nordovest di Santa Cruz de la Sierra, nella provincia di Ichilo, non lontana dal Chapare, la roccaforte dei sostenitori di Evo Morales. In settimana, padre Arturo ha assistito alla devastazione dell’emittente salesiana radio Ichilo, da parte proprio dei gruppi rimasti fedeli al presidente auto-esiliatosi in Messico. E negli scontri dei giorni successivi c’è stata anche una vittima.
“In questo momento – spiega il missionario salesiano – i manifestanti del Mas (il partito di Morales, ndr) hanno bloccato il ponte che collega la città con il resto del Paese. Qui in Bolivia bloccare un ponte significa, di fatto isolare intere zone del Paese. La tensione con la Polizia è molto alta”. Gli effetti sulla vita quotidiana sono già visibili: “Molti hanno paura, la gente non esce di casa, è tutto chiuso da quindici giorni. La benzina, che prima costava 3 o 4 boliviani, ora ne costa già 15”.
Il gruppo dei sostenitori di Morales, secondo p. Bergamasco, non è locale: “Arrivano dal Chapare, la zona della coca. Appaiono esaltati, sfogano la loro rabbia sulla Chiesa, che considerano una loro nemica, anche per le sue critiche all’ex presidente”. Deriva da qui anche l’assalto a radio Ichilo: “È accaduto tutto domenica scorsa, alle 7 della sera, mentre stavo dicendo messa. Hanno distrutto tutto, non hanno lasciato intatta neppure una sedia. Sono rimasto sbalordito. La nostra emittente aveva ricevuto vari riconoscimenti, è sempre stata una radio moderata e imparziale”.
La testimonianza conferma che la situazione, nel territorio boliviano, resta di grande incertezza tensione anche se, a livello centrale, si registrano i primi tentativi di dialogo tra la nuova presidente Jeanine Añez e i rappresentanti del Mas, il Partito socialista rimasto orfano di Morales ma ancora predominante in Parlamento. Si ipotizza che tocchi al Mas guidare il Senato, nella transizione e nel processo di pacificazione e che i dirigenti socialisti abbiano la garanzia di non essere perseguiti. Resta lo scoglio dell’eventuale ritorno nel Paese di Morales.