Proteste

Ecuador, tensione sempre più alta tra manifestanti e Governo. Gruppo di indigeni cerca di occupare il Parlamento. Vescovi disponibili “a collaborare per soluzione”

Il Consiglio di presidenza della Conferenza episcopale ecuadoriana (Cee) si rivolge direttamente al Governo e agli attori politici e sociali, attraverso una nota diffusa ieri, in cui i vescovi mettono nero su bianco il proprio “impegno a collaborare alla soluzione delle tensioni e dei conflitti che attualmente attraversano la società ecuadoriana. La situazione nel Paese, a circa una settimana di distanza dalle manifestazioni sorte nel Paese per l’aumento del prezzo del carburante, sta diventando sempre più tesa. Nonostante il Governo del presidente Lenín Moreno abbia decretato lo stato d’emergenza per sessanta giorni, le manifestazioni si susseguono e hanno coinvolto le comunità indigene, alcune delle quali sono scese nelle città, manifestando a Quito e a Cuenca. Nella capitale, ieri, un gruppo di indigeni ha cercato di occupare il Parlamento e in seguito a questo fatto il presidente ha dichiarato il coprifuoco dalle 20 alle 5 in tutte le aree vicine alle istituzioni statali o altre indicate dalle Forze armate. Cuenca è isolata rispetto al resto del Paese per quanto riguarda i collegamenti via terra, a causa dei blocchi stradali dei manifestanti. Non sono mancati episodi di violenza.
Il presidente Moreno ha direttamente accusato il suo predecessore Rafael Correa di voler prendere il potere con un colpo di stato grazie all’appoggio di Maduro e del Venezuela.
In tale contesto, i vescovi si offrono per aiutare il Paese a ritrovare la calma e il confronto pacifico, dicendosi “aperti a qualsiasi proposta che le parti riterranno conveniente e opportuna e nei termini più appropriati”. La Cee esprime l’auspicio che “un dialogo sereno e rispettoso di consenta di continuare a lavorare per la giustizia e la solidarietà che il nostro popolo si aspetta dalle autorità di governo e da ogni attore sociale e politico”.