“Non ho mai sentito dire che venti popolazioni amazzoniche praticano l’infanticidio. Chi fa affermazioni simili deve portare almeno prove documentate”. Così il card. Pedro Ricardo Barreto Jimeno, arcivescovo di Huancayo, in Perú, e vicepresidente della Repam, ha risposto alla domanda di un giornalista, nel briefing di oggi sul Sinodo per l’Amazzonia. “Se c’è qualcosa che ci insegna Gesù, è difendere la vita umana”, ha ricordato il cardinale: “ogni vita umana è sacra. Se qualcuno afferma che sono possibili queste pratiche, sta disconoscendo il messaggio del Vangelo”. “Non è tutto rose e fiori nelle popolazioni indigene”, ha precisato Barreto: “parlare di ‘purezza originaria’ significa disconoscere la natura umana. Ma la loro saggezza ancestrale dobbiamo riconoscerla: hanno arricchito questo bioma che noi stiamo usando”. “Non è che tutti i popoli originari siano perfetti, alcuni hanno pratiche non coerenti con le pratiche internazionale e i diritti umani”, ha detto Victoria Lucia Tauli-Corpuz, relatore speciale delle Nazioni Unite sui diritti delle popolazioni indigene, che ha fatto riferimento alla Dichiarazione Onu in materia, “in cui si afferma che gli Stati devono rispettare i diritti degli indigeni, ma anche che i popoli indigeni hanno l’obbligo di fare in modo che le loro tradizioni siano in linea con gli standard dei diritti internazionali. È molto chiaro nella Dichiarazione, stiamo facendo del nostro meglio per correggere quelle pratiche che non sono rispettose dei diritti umani”. “Gli indigeni sono evangelizzatori”, ha testimoniato Barreto: “io sono stato evangelizzato da loro, e continuano ad evangelizzare”.