Fine vita

San Francesco: card. Betori (Firenze), “minacciose nubi generate ai confini della vita da una pretesa di autodeterminazione senza valori e legami sociali”

“Il volto di Gesù è simile a quello di nostri tanti fratelli umiliati, resi schiavi. San Francesco scoprì il volto di Cristo nel volto dei lebbrosi. Su questa capacità di incrociare lo sguardo dei poveri si gioca la credibilità della nostra Chiesa e del nostro Paese”. Lo ha detto l’arcivescovo di Firenze, il card. Giuseppe Betori, nell’omelia della messa che ha celebrato stamani nella basilica di Assisi dedicata al santo, nella festa del patrono d’Italia. “Il problema non è chi sia il mio prossimo, ma di come io debba farmi prossimo a tutti fino al più lontano”, ha aggiunto il porporato. Citando le parole dei vescovi italiani di 18 anni fa sulla necessità di ripartire dagli ultimi, il cardinale ha ricordato che “la dimensione comunitaria è parte integrante della conformazione di una vita a Cristo a fronte della frammentazione che caratterizza questo tempo, dividendo popoli e gruppi sociali, famiglie e la stessa dimensione personale in un’affannosa ricerca di ciò che ci distingue per oscurare ciò che ci unisce”. “Il legame comunitario necessita, però, che nessuno pretenda di asservire il fratello, ma lo accolga con amore”, ha ammonito. Soffermandosi sulle “pretese dell’uomo oggi, di autonomia di svincolata libertà”, il card. Betori ha segnalato come “abbia condotto alle secche della frantumazione sociale fino alla contraddizione di uno sviluppo che si è tramutato in crisi economica”. “Su questa strada si collocano le minacciose nubi generate soprattutto ai confini della vita da una pretesa di autodeterminazione senza riferimenti valoriali e senza legami sociali”. Infine, l’appello alla minorità che “non va confuso con il venir meno della presenza della Chiesa nella società, non significa ritirarsi in un’ambigua interiorità narcisistica. Al contrario, quell’appello è il presupposto di una presenza più efficace”.