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Papa Francesco: messa chiusura Sinodo, “saper ascoltare il grido dei poveri”

foto SIR/Marco Calvarese

“Quante volte, anche nella Chiesa, le voci dei poveri non sono ascoltate e magari vengono derise o messe a tacere perché scomode”. A denunciarlo è stato il Papa, nella messa celebrata ieri nella basilica di San Pietro a chiusura del Sinodo per l’Amazzonia, alla quale hanno partecipato 6mila persone. “Preghiamo per chiedere la grazia di saper ascoltare il grido dei poveri: è il grido di speranza della Chiesa”, l’appello di Francesco: “Il grido dei poveri è il grido di speranza della Chiesa. “È stato bello e ve ne sono tanto grato, cari padri e fratelli sinodali, aver dialogato in queste settimane col cuore, con sincerità e schiettezza, mettendo davanti a Dio e ai fratelli fatiche e speranze”, l’omaggio di Francesco. “Se ci guardiamo dentro con sincerità, vediamo in noi tutti e due, il pubblicano e il fariseo”, la tesi del Papa: “Siamo un po’ pubblicani, perché peccatori, e un po’ farisei, perché presuntuosi, capaci di giustificare noi stessi, campioni nel giustificarci ad arte! Con gli altri spesso funziona, ma con Dio no. Con Dio il trucco non funziona. Preghiamo per chiedere la grazia di sentirci bisognosi di misericordia, poveri dentro. Anche per questo ci fa bene frequentare i poveri, per ricordarci di essere poveri, per ricordarci che solo in un clima di povertà interiore agisce la salvezza di Dio”. “Sono loro che ci spalancheranno o meno le porte della vita eterna, loro che non si sono considerati padroni in questa vita, che non hanno messo se stessi prima degli altri, che hanno avuto solo in Dio la propria ricchezza. Essi sono icone vive della profezia cristiana”, ha proseguito il Papa: “In questo Sinodo abbiamo avuto la grazia di ascoltare le voci dei poveri e di riflettere sulla precarietà delle loro vite, minacciate da modelli di sviluppo predatori. Eppure, proprio in questa situazione, molti ci hanno testimoniato che è possibile guardare la realtà in modo diverso, accogliendola a mani aperte come un dono, abitando il creato non come mezzo da sfruttare ma come casa da custodire, confidando in Dio”.