Fine vita: Steinberg (ebrei) e Syuhud (musulmani), “uccidere la sofferenza, non chi soffre”

“Uccidere la sofferenza, non chi soffre”: è questo il principio di fondo che il mondo ebraico ha voluto sottolineare firmando oggi in Vaticano la Dichiarazione congiunta delle religioni monoteiste abramitiche sulle problematiche del fine vita, nella quale ribadiscono il no all’eutanasia e al suicidio assistito. Lo ha detto oggi in conferenza stampa a Roma il rabbino Abraham Steinberg, copresidente del Consiglio nazionale di bioetica. “Chiediamo di educare ed investire di più sulla ricerca delle cure palliative, per vivere senza sofferenza – ha detto – piuttosto che investire sulla filosofia di uccidere, come accade in alcuni Paesi occidentali come il Belgio, il Canada e la Svizzera e altri che vorrebbero legiferare su questo. Molti pazienti dicono che vogliono morire per non essere di peso alla famiglia ma in realtà nessuno vorrebbe morire davvero. Anche se la prospettiva è corta c’è sempre un senso nel vivere”. Per la religione musulmana, ha ricordato Kyai Marsudi Syuhud, presidente di Nahdlatul Ulama, associazione indonesiana che rappresenta 50 milioni di musulmani, “è vietato uccidere se stessi. Non bisogna smettere mai di proteggere la vita, sino alla fine della vita”.

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