“Il trasferimento forzato dei profughi siriani è un crimine contro l’umanità”: ad affermarlo, all’indomani della sigla dell’accordo di Sochi, tra Russia e Turchia, è “Un ponte per” (Upp), ong italiana ancora operativa in Nord Est Siria, grazie alla presenza del suo staff locale e alla collaborazione con il suo partner, la Mezzaluna Rossa Curda (Heyva sor a Kurd – Krc). “Positivo il cessate il fuoco che consentirà alle organizzazioni umanitarie di proseguire nell’opera di sostegno alla popolazione civile”, afferma Upp che ribadisce, tuttavia, “il diritto di tutta la popolazione profuga a rientrare nelle proprie case e città in sicurezza”. L’ong, inoltre, denuncia come “un crimine contro l’umanità ogni tentativo di utilizzare i milioni di profughi siriani rifugiati in Turchia come massa di manovra per cacciare la popolazione curda dai propri territori”. “Vista l’incertezza sul livello di agibilità che avranno le organizzazioni umanitarie nella Safety zone proclamata dalla Turchia che l’accordo di Sochi concede di fatto ad Ankara”, Un ponte per esprime “preoccupazione per i civili che si troveranno alla mercé delle truppe jihadiste, già artefici di esecuzioni sommarie e violazioni dei diritti umani. E denuncia il rischio che Daesh (Isis) riprenda vigore e torni ad assumere un ruolo centrale in tutta l’area”. “Non crediamo che con Sochi si sia aperta una stagione di pace. Le ragioni che hanno spinto alla guerra Erdogan originano nella crisi economica interna. La guerra – sostiene Upp – è la benzina che serve per rinfocolare il nazionalismo e mettere a tacere il dissenso”. “In questi giorni sono state inferte numerose ferite al Diritto Internazionale, il territorio siriano è stato occupato manu militari, 200.000 persone sono già fuggite e c’è il rischio concreto di operazioni di sostituzione etnica”, affermano Alfio Nicotra e Angelica Romano, co-presidenti di Upp, per i quali “l’accordo di Sochi non deve spingere la Comunità internazionale a revocare l’embargo sulle armi alla Turchia, che per il momento è stato solo annunciato e non ancora attuato”. L’ong ribadisce “con forza la richiesta di un embargo sulle armi alla Turchia immediatamente operativo su tutti i sistemi d’arma già in produzione e non solo sulle future commesse” e insiste “nel richiedere il ritiro del contingente militare italiano dalla Turchia e il rientro in Italia della batteria antimissilistica dispiegata a difesa dello spazio aereo turco”. Confermato “l’impegno al fianco delle vittime della guerra e a sostegno della sperimentazione democratica, laica, femminista, ecologista, plurietnica ed inclusiva che è andata concretizzandosi in questi anni nel Nord Est della Siria”. Un ponte per rilancia e intensifica la campagna di raccolta fondi “Dalla loro parte”, avviata per sostenere il suo partner, la Mezzaluna Rossa Curda e invita la popolazione a partecipare alle manifestazioni che si terranno il 26 ottobre a Milano e il 1° novembre – anniversario della liberazione di Kobane da Daesh – a Roma.