Arresti a Torino

Violenze su detenuti: garante persone detenute o private della libertà, “preoccupazione per abusi da parte di chi dovrebbe garantire la sicurezza di tutti”

Il garante nazionale dei diritti delle persone detenute o private della libertà personale segue “con attenzione” l’inchiesta della Procura di Torino su casi di maltrattamento nel carcere “Lorusso-Cutugno” di Torino. Lo si legge in una nota diffusa oggi. La situazione inizialmente riportata dalla Garante del Comune di Torino era stata oggetto di due visite all’Istituto da parte del Collegio del Garante nazionale. A queste aveva fatto seguito un incontro con il procuratore capo di Torino e la presentazione di un esposto alla Procura. “Insieme alla garante comunale, continuiamo a seguire gli sviluppi dell’indagine, nel rispetto del lavoro degli inquirenti”, prosegue la nota del garante nazionale dei diritti delle persone detenute o private della libertà personale.
“Il garante nazionale ribadisce ancora una volta il proprio apprezzamento per il lavoro svolto quotidianamente dalla Polizia penitenziaria e anche per la capacità dimostrata di sapere andare fino in fondo nel portare avanti indagini su persone appartenenti allo stesso corpo di Polizia. Individuare, isolare e sanzionare chi, all’interno della Polizia penitenziaria, compie azioni illecite o commette reati è il modo migliore per tutelare tutti quei lavoratori che fedelmente svolgono il loro difficile compito”, osserva il garante.
Ciò premesso, come meccanismo nazionale di prevenzione della tortura in ambito Onu, il garante nazionale esprime “preoccupazione per l’emergere di situazioni di abusi da parte di chi, al contrario, dovrebbe garantire la sicurezza di tutti” e ricorda che “nel 2017 fu la Corte europea dei diritti dell’uomo a condannare l’Italia per l’assenza di possibile effettiva reazione a violazioni del divieto di tortura, a seguito di episodi accertati nel carcere di Asti. Nello stesso anno l’Italia ha finalmente previsto nel proprio codice penale tale reato e suscita allarme che in almeno due casi, finora emersi, tale fattispecie sia ravvisabile”.
Il garante nazionale, infine, riconferma “la propria disponibilità a cooperare con l’Amministrazione per esaminare le radici di un fenomeno che, al di là delle qualificazioni giuridiche, è espressione di un problema e impone la necessità di investire in modo sostanziale sull’analisi dei modelli culturali e sulla formazione del personale”.