Emergenza

Siria: Msf, avviate attività mediche al confine per le persone in fuga dal conflitto

Per assistere le persone in fuga dal conflitto in Siria nord-orientale verso l’Iraq, Medici senza frontiere (Msf) ha avviato attività mediche in un sito di accoglienza lungo il confine e sta valutando i bisogni di salute mentale nel campo di Bardarash, nel Kurdistan iracheno. Più di 5.300 persone hanno attraversato il confine tra la Siria e l’Iraq dall’inizio del conflitto, con oltre 500 nuovi arrivi al giorno negli ultimi sei giorni, la maggior parte da Ras-Al-Ayn e Qamishli.
“Dopo l’inizio dei combattimenti in Siria nord-orientale, abbiamo subito valutato diverse località lungo il confine con l’Iraq, tra cui siti di accoglienza e campi dove abbiamo saputo che sarebbero stati ospitati i rifugiati. In questi casi valutiamo le infrastrutture dei siti e i servizi disponibili e ci coordiniamo con altri attori e autorità locali per definire e implementare il più rapidamente possibile le attività più importanti per le persone in arrivo”, dichiara Marius Martinelli, coordinatore di Msf nell’area.
Attualmente le équipe di Msf gestiscono due cliniche mobili che forniscono cure mediche di base, primo soccorso psicologico e screening nutrizionali e si stanno preparando per un possibile aumento delle persone in arrivo.
“Nel sito in cui lavoriamo – aggiunge -, stanno arrivando persone in condizioni di salute relativamente accettabili. Finora non abbiamo individuato feriti di guerra e in generale le condizioni nutrizionali dei bambini e degli adulti sono nella norma. Abbiamo riscontrato problemi di salute minori, legati per lo più al lungo viaggio a piedi intrapreso dalle persone. Tra questi, problemi della pelle, infezioni respiratorie, diarrea e dolori generalizzati. La maggior parte delle persone visitate all’arrivo dalle nostre équipe di salute mentale presentavano segni di depressione e ansia”.
Per dare l’idea del flusso continuo di sfollati nella regione, il campo di Bardarash era stato aperto nel 2014 per accogliere le persone che fuggivano dall’Isis a Mosul. Nel 2018 il campo è stato chiuso perché i suoi abitanti erano rientrati in una Mosul relativamente calma, ma ora è stato riaperto per ospitare le persone in fuga dalla Siria.