Shoah party

Chat dell’orrore: Pollo (sociologo), “narcisismo non fa capire sofferenza causata ad altri”. “Percorsi educativi efficaci” e “controllo smartphone figli”

“Il nostro io si sviluppa solo in relazione con gli altri; se non è così diventa un io narcisistico che fa rinchiudere in se stessi e porta alla sociopatia, ossia all’incapacità di percepire i sentimenti degli altri e la sofferenza che vivono per colpa nostra”. Per il sociologo Mario Pollo, intervistato dal Sir, si spiega così la mancanza di compassione e la crudeltà verso i più fragili espressa dai giovanissimi utenti della chat “The Shoah Party” sulla quale stanno indagando i carabinieri. E come antidoto allo sballo per “sentirsi vivi”, l’esperto indica l’educazione dei giovani a saper vivere il quotidiano che “è uno scrigno di senso coperto da un velo di polvere. Se riusciamo ad aprirlo ci offre doni straordinari”. Sulla possibilità di recupero di questi ragazzi e di altri in situazioni analoghe assicura: “Non esistono una situazione umana o una persona non redimibili. Ho visto adolescenti che avevano toccato il fondo risalire e raggiungere, dopo un adeguato accompagnamento, livelli evolutivi superiori a quelli che avrebbero avuto se non avessero vissuto la discesa agli inferi”. Ma occorrono “efficaci percorsi educativi che mettano il ragazzo al centro aiutandolo a scoprire la propria unicità e a comprendere che questa può svilupparsi solo nella relazione solidale con gli altri, agganciata a un sistema di valori e di senso che trascenda e orienti la sua vita”. Per ridare ai giovani “il senso e il gusto di un progetto di vita” vanno messi in campo “famiglia, scuola, Chiesa, enti del tempo libero e sportivi”. È giusto controllare il loro smartphone? Sì, ma non in modo poliziesco, bensì come “condivisione per aiutarli a crescere meglio e avere una vita più sicura e più protetta”, ma questo, conclude Pollo, “fa parte del dialogo e della fiducia che si costruiscono fin dai primissimi anni”.