
“Oggi produciamo molto di più di quanto necessario, ossia per 12 miliardi di persone nel mondo. Ma il 30% della produzione va sprecata subito dopo il raccolto o nei nostri frigoriferi. Questo 30% basterebbe a sfamare chi è in situazione di insicurezza alimentare”: lo ha detto oggi a Roma Andrea Ferrante, coordinatore della scuola internazionale di agroecologia – Schola campesina, aprendo la conferenza stampa promossa a Radio Vaticana dal Cidse, la rete internazionale delle associazioni di sviluppo cattoliche, in collaborazione con Focsiv, Repam (la Rete ecclesiale panamazzonica), Globale climate catholic movement e il supporto del Dicastero vaticano per la comunicazione. “Oggi 1 miliardo e 100mila persone nel mondo, tra cui piccoli agricoltori, pescatori, producono gran parte del cibo che mangiamo – ha ricordato Ferrante -. Chi ha detto che l’urbanizzazione è il nostro futuro? Fermiamola perché è insostenibile e diamo invece servizi reali alle comunità rurali, per permettere loro di vivere meglio”. Martin Kopp, dottore in teologia protestante, della campagna Living the change, ha poi presentato l’iniziativa Green faith che riunisce persone di diverse religioni per promuovere stili di vita sostenibili: propongono storie di cambiamento, indicano i nomi di leader religiosi che possono essere presi come punti di riferimento, e organizzano “conversazioni guidate” durante cene, eventi. Durante la conferenza stampa è stato presentato anche il “toolkit per giornalisti” in inglese, spagnolo, francese, tedesco e italiano realizzato da Cidse, che ha sede a Bruxelles, una guida cartacea e on line per offrire idee e suggerimenti ai mass media su come approcciare il tema della giustizia ecologica. Sul sito della campagna Change for the planet, supportata da Kr Foundation, sono a disposizione strumenti on line e webinar “per cambiare la narrativa su questi temi – ha spiegato Chiara Martinelli di Cidse -, proponendo alle persone di cambiare gli stili di vita”.