Democrazia a rischio

Guatemala: il presidente Morales espelle la Commissione contro l’impunità. Mons. Bianchetti (Quiché), “decisione vergognosa”

“Da condannare e vergognosa”. Così mons. Rosolino Bianchetti, vescovo di Quiché, definisce sul quotidiano “Prensa Libre” la decisione del presidente del Guatemala, Jimmy Morales, di espellere la Commissione internazionale contro l’impunità in Guatemala (Cicig), che ha già lasciato il Paese per ragioni di sicurezza. Ieri molti cittadini sono tornati in piazza, a Città del Guatemala, davanti alla Corte costituzionale (che in questi mesi ha fatto da argine alle decisioni di Morales) per manifestare contro la scelta del presidente, che, dopo un iniziale appoggio, già da circa un anno e mezzo ha iniziato la sua personale guerra contro la Commissione appoggiata dall’Onu, che aveva cominciato a mettere nel mirino anche i comportamenti del presidente. Ha commentato mons. Bianchetti al quotidiano guatemalteco: “Quando non si toccavano i suoi amici corrotti, tutto andava bene, però quando si sono iniziati a conoscere i maneggi che stavano facendo i politicanti al suo fianco, è iniziata la guerra contro la Cicig”.
Mons. Bianchetti esprime preoccupazione per l’immediato futuro: “Sarà triste vedere Otto Pérez Molina o Roxana Baldetti (presidente e vicepresidente del Guatemala tra il 2012 e il 2015, ndr) liberi, perché non è stato possibile concludere le inchieste”.
Anche dalla società civile arrivano reazioni di condanna e preoccupazione. In un comunicato pervenuto al Sir, per esempio, la Municipalità indigena di Sololá parla di “pagina nera per la democrazia”, di un “autentico sequestro della democrazia orchestrato dalle vecchie mafie del potere economico e militare, che cercano solo di recuperare il potere perduto”. Alla fine del 2015 Morales, ex comico di professione, era stato eletto sull’onda dell’indignazione per l’emergere di una corruzione generalizzata che coinvolgeva i suoi predecessori.