“Sono rimasto stupito e addolorato che sul provvedimento inumano del civile Stato di New York si sia finora tenuto un profilo basso: c’è un silenzio disarmante e preoccupante”. Lo scrive il vescovo di Pavia, mons. Corrado Sanguineti, nell’editoriale dell’ultima edizione del settimanale diocesano “il Ticino”, riferendosi alla legge, approvata lo scorso 22 gennaio dallo Stato di New York, che permette l’aborto fino al nono mese, quando ormai il bambino è pienamente tale, e lo permette per cause molto generiche, come la salute della madre, anche in senso psicologico, le gravi malformazioni del feto, ormai bambino. “Se fosse nota a tutti la pratica con cui si realizza l’‘aborto tardivo’, un vero e proprio infanticidio, molti probabilmente sarebbero inorriditi”, scrive il presule. Il vescovo denuncia che, “ormai, l’aborto è pratica di selezione eugenetica, tanto che vi sono nazioni nella nostra civile Europa dove sono scomparsi i bambini down, perché impediti di nascere”. “Si tratta di una selezione eugenetica più ‘soft’ di quella nazista, meno appariscente e violenta – aggiunge -, ma non siamo lontani da quell’orrore”. Mons. Sanguineti afferma, invece, che “la vita si difende tutta, in ogni momento”, citando Papa Francesco. A proposito del provvedimento americano, il vescovo evidenzia, inoltre, che “chiunque non ha rinunciato alla propria umanità e al proprio cuore dovrebbe sentire l’esigenza di alzare la voce, non solo a difesa dei migranti e degli sfruttati del mondo moderno e ricco, ma anche per esprimere lo sgomento di fronte a un uomo che agisce come arbitro assoluto della vita, che considera il frutto del grembo una proprietà della donna”.