Viaggi apostolici

Papa a Panama: veglia con i giovani, “abbracciare la vita come viene”. Anche chi è disabile, fragile, straniero, malato o in prigione “è degno d’amore”

(Foto Siciliani-Gennari/SIR)

“Dire ‘sì’ al Signore significa avere il coraggio di abbracciare la vita come viene, con tutta la sua fragilità e piccolezza e molte volte persino con tutte le sue contraddizioni e mancanze di senso”. Lo ha spiegato il Papa, sulla scorta di una delle tre testimonianze ascoltate poco prima: quella di Erika e Rogelio, che hanno raccontato come hanno scelto di mettere al mondo Ines, la loro figlia disabile. “Significa abbracciare la nostra patria, le nostre famiglie, i nostri amici così come sono, anche con le loro fragilità e piccolezze”, ha spiegato Francesco. “Davanti alla vita di vostra figlia fragile, indifesa e bisognosa la vostra risposta è stata un ‘sì’, e così abbiamo Ines”, l’omaggio ai due genitori: “Voi avete avuto il coraggio di credere che il mondo non è soltanto per i forti!”. “Abbracciare la vita si manifesta anche quando diamo il benvenuto a tutto ciò che non è perfetto, puro o distillato, ma non per questo è meno degno di amore”, la tesi del Papa: “Forse che qualcuno per il fatto di essere disabile o fragile non è degno d’amore? Qualcuno per il fatto di essere straniero, di avere sbagliato, di essere malato o in una prigione non è degno d’amore? Così ha fatto Gesù: abbracciò il lebbroso, il cieco e il paralitico, abbracciò il fariseo e il peccatore. Abbracciò il ladro sulla croce e abbracciò e perdonò persino quelli che lo stavano crocifiggendo. Perché? Perché solo quello che si ama può essere salvato. Solo quello che si abbraccia può essere trasformato. L’amore del Signore è più grande di tutte le nostre contraddizioni, fragilità e meschinità, però è precisamente attraverso le nostre contraddizioni, fragilità e meschinità che Lui vuole scrivere questa storia d’amore. Ha abbracciato il figlio prodigo, ha abbracciato Pietro dopo i suoi rinnegamenti e ci abbraccia sempre, sempre, dopo le nostre cadute aiutandoci ad alzarci e a rimetterci in piedi. Perché la vera caduta, quella che può rovinarci la vita, è rimanere a terra e non lasciarsi aiutare”. “Nell’arte dell’ascesa la vittoria non è nel non cadere, ma nel non rimanere caduti”, ha detto a braccio il Papa citando un canto degli alpini.