Mediterraneo

Migranti: appello di 19 organizzazioni per lo sbarco della nave Sea Watch con 47 persone a bordo

(Foto: AFP/SIR)

“Chiediamo all’Italia e all’Europa che la legge sia rispettata e che queste persone vengano immediatamente fatte sbarcare in un porto sicuro, senza essere lasciate ulteriormente senza una destinazione”. Questo l’appello congiunto di 19 organizzazioni – A Buon Diritto, Actionaid, Amnesty International Italia, Arci, Asgi, Associazione Papa Giovanni XXIII, Cir, Cnca, Emergency, Focus Casa dei Diritti Sociali, Intersos, Legambiente, Medecins Du Monde Missione Italia, Medici per i Diritti Umani, Medici Senza Frontiere, Mediterranean Hope Programma Rifugiati e Migranti, Oxfam, Salesiani Per il Sociale, Save the Children Italia, Terre Des Hommes – sulla vicenda che vede protagonista ancora una volta la nave Sea Watch che, dopo un salvataggio di migranti, continua a non ricevere alcuna indicazione su un porto sicuro dove sbarcare le 47 persone a bordo. “Da sei giorni sulla nave Sea Watch, vi sono 47 persone, tra cui otto minorenni. Sono 47 esseri umani portati in salvo dal Mar Mediterraneo dove nei giorni scorsi hanno perso la vita centinaia di bambini, donne e uomini, e che ora sono ostaggio dell’ennesima disputa politica tra Stati: nessun Paese ha infatti risposto alla richiesta di un porto sicuro fatta dalla Sea Watch, in spregio di quanto previsto dalle norme internazionali e delle più elementari considerazioni di carattere umanitario”, denunciano le organizzazioni. “Secondo il diritto internazionale del mare – ricordano – gli Stati hanno l’obbligo inderogabile di garantire l’approdo di persone in difficoltà in un luogo sicuro nel più breve tempo possibile. La salvezza e la tutela delle vite umane devono avere la precedenza assoluta: queste persone, soprattutto le più vulnerabili come donne e bambini, non devono subire ulteriori sofferenze e deve essere loro garantita l’assistenza umanitaria di cui hanno diritto e le cure di cui hanno bisogno. L’Italia e l’Europa intera devono assumersi le proprie responsabilità nell’affrontare e prevenire ulteriori tragedie in mare: è necessario realizzare vie di accesso sicure dalle aree di crisi o di transito, per evitare che decine di migliaia di persone continuino ad essere costrette a ricorrere ai trafficanti, mettendo in serio pericolo la propria vita, per attraversare il Mar Mediterraneo. E’ la mancanza di vie legali, infatti, che fa prosperare il traffico di esseri umani.”