Salute

Ilva di Taranto: Spera (promotrice ricorso), “entusiasmo e soddisfazione” per sentenza Corte europea diritti uomo

“Abbiamo accolto la notizia della sentenza della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo con entusiasmo e soddisfazione. Nel 2013 eravamo in 52 ad aver scommesso su questa avventura giudiziaria e non ci speravamo più. Invece è una vittoria collettiva ed un riconoscimento importante che dimostra che c’è stata una violazione dei diritti dei cittadini di Taranto, da parte del governo italiano. Ora l’Italia ha tre mesi di tempo per l’impugnazione della sentenza ma siamo fiduciosi. È un segnale positivo. Non ci sentiamo più soli e questa sentenza ci incoraggia ad andare avanti per chiedere giustizia per i tarantini. Si apre inoltre un precedente giuridico che potrà valere anche per altri casi analoghi nel resto d’Europa”. È il commento di Daniela Spera, promotrice nel 2013 del ricorso al Cedu insieme ad una cinquantina di firmatari. Nel 2015 l’altro ricorso alla Corte di Strasburgo da parte di un altro centinaio di cittadini, guidati da Lina Ambrogi Melle. Tutti chiedevano tutela della salute e della vita, compromessa dalle emissioni dell’Ilva. Oggi la Corte di Strasburgo ha nei fatti dato ragione ai 180 tarantini. “Da oggi l’Europa chiede all’Italia di fare qualcosa. Non entra in merito del come ma chiede che risolva la situazione – spiega l’avvocato Sandro Maggio, il primo a seguire la vicenda – certo sappiamo che la tutela effettiva è un’altra cosa, visto che il nostro Paese è agli ultimi posti nell’adeguamento alle sentenze della Corte dei diritti umani ma vogliamo credere che non si perda troppo tempo e si prenda in seria considerazione questa sentenza o per l’Italia ci saranno anche altre sanzioni”. Per ora ciascun cittadino dovrà essere risarcito con 5mila euro di indennizzo per le spese legali sostenute.