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Gmg 2019: L’Osservatore Romano, editoriale su “fraternità” e “paura” citato da Papa Francesco

Pubblichiamo di seguito l’editoriale dell’Osservatore Romano, che Papa Francesco ha consigliato di leggere ieri, durante il volo che lo portava a Panama per la Giornata mondiale della gioventù. Rispondendo a una domanda dell’inviato del Tg1 sui muri eretti per fermare i migranti a Tijuana, al confine tra Messico e Stati Uniti, il Papa ha affermato che la paura ci rende pazzi e ha invitato a leggere il testo che riportiamo di seguito, a firma del direttore dell’Osservatore, Andrea Monda.

 

Nell’editoriale del 2-3 gennaio ho voluto indicare nella “fraternità” la parola dell’anno, a voler sottolineare l’urgenza della riscoperta di questo valore oggi più che mai fondamentale per affrontare le grandi sfide che il mondo si trova davanti in un periodo di crisi come quello che stiamo vivendo. Ma c’è, purtroppo, un’altra parola che si deve affiancare a fraternità perché rappresenta la sua principale antagonista, e questa parola è “paura”.
Lo spiega bene il teologo Cesare Pagazzi nell’articolo pubblicato oggi nella pagina culturale riflettendo sulla coppia di fratelli più tragicamente famosa del racconto biblico: «La fraternità è in crisi non per un capriccio e nemmeno per generico egoismo; neanche per invidia, o a motivo dell’ingiustizia. Tutte queste cose sono effetti, non la causa. Il racconto di Genesi 4 è così raffinato da penetrare fino al punto di divisione delle giunture e delle midolla del legame fraterno. Perché Caino uccide Abele? Per paura». È la paura che l’altro ci tolga il nostro spazio nel cuore del Padre, che l’altro sia il nemico capace di distruggere la mia felicità, che poi consiste nel sentirsi amati, alla radice di questa paura c’è la diffidenza, la sfiducia nella grandezza dell’amore di un Dio in cui non si crede più.
Questa la parola della Bibbia che il Papa non cessa di annunciare agli uomini del nostro tempo. La sua missione appare sempre di più quella di chi vuole incoraggiare il mondo, si muove in lungo e in largo, ora andrà dai giovani (chi più di loro ha bisogno di incoraggiamento?), al fine di infondere coraggio, consapevole che, come ricorda una celebre battuta di uno dei suoi romanzi prediletti, «il coraggio se uno non ce l’ha non se lo può dare». Per questo la fraternità è fondamentale, è nei fratelli, in questa apertura dei nostri legami, la fonte della forza che ci permette di affrontare la paura.
Non è solo in questa sfida terribile il Papa; ci sono anche altri uomini che avvertono la stessa urgenza che muove l’azione del vicario di Cristo. Qualche giorno fa il segretario generale dell’Onu António Guterres, nel suo primo incontro dell’anno con i giornalisti accreditati, ha definito la paura «Il brand più venduto nel mondo di oggi […] Fa ascolti, fa vincere voti, genera clic». Se la fraternità si accompagna sempre con il servizio, la paura è sempre intrecciata con il potere. Guterres individua nella pratica politica del multilateralismo la strada per rispondere alla grande sfida che oggi i governi e le istituzioni devono affrontare, che è quella di dover «mostrare interesse, e trovare soluzioni che rispondano alle paure delle persone con fatti concreti».
Questa vicinanza nella visione della crisi, tra il Pontefice e il segretario generale dell’Onu, è rincuorante in vista di un 2019 quanto mai ricco di passaggi delicati e scogli pericolosi lungo la strada. Il Papa ora parte per la Giornata mondiale della Gioventù di Panamá, a incoraggiare i giovani e al ritorno lo aspettano due viaggi di estrema delicatezza, quello negli Emirati Arabi e quello in Marocco. Tra i due viaggi il Papa ha convocato per fine febbraio i presidenti di tutte le conferenze episcopali del mondo per riflettere insieme sulla tutela dei minori e quindi sulla questione degli abusi. Tutti appuntamenti per cui servirà un coraggio estremo.
Da questo punto di vista la forza e la libertà interiore con cui il Papa continua il suo cammino sono esemplari. Il suo non è il coraggio dell’incoscienza né dell’assenza della paura (il coraggio è attraversare la paura, non esserne esente); è piuttosto il coraggio dell’uomo di fede, qualcosa che ricorda quello che diceva Walter Benjamin riflettendo sul quadro Angelo Novus di Paul Klee, un angelo che vorrebbe indugiare sul passato, «vorrebbe ben trattenersi, destare i morti e ricomporre l’infranto. Ma una tempesta spira dal paradiso, che si è impigliata nelle sue ali, ed è così forte che egli non può chiuderle. Questa tempesta lo spinge irresistibilmente nel futuro, a cui volge le spalle, mentre il cumulo delle rovine sale davanti a lui al cielo. Ciò che chiamiamo il progresso, è questa tempesta». (Andrea Monda)