Forum economico mondiale
“Quando le donne si svegliano, dopo un’operazione difficile, durata ore, la prima domanda che fanno è: come sta mio marito, mio figlio, la mia famiglia? Quando gli uomini si svegliano dopo un’operazione chiedono: come è andata l’operazione? Potrò recuperare?”. Denis Mukwege, chirurgo e premio Nobel per la pace 2018 per il suo lavoro a beneficio delle donne vittime di violenze sessuali, parla lentamente a Davos, intervistato da Platon, fotografo che con il film “Il mio corpo non è un’arma” ha raccontato la piaga delle violenze sessuali come arma di guerra nei conflitti. Questa reazione delle donne “mi colpisce ed è quello che mi spinge a fare più che posso per le donne”. Perché “prendersi cura degli altri e condividere è la loro preoccupazione”. “Ciò che mantiene gli stupri nella nostra società è il silenzio: le donne non ne parlano per paura delle conseguenze” ha poi spiegato Mukwege, “ma se daremo alle donne la possibilità di parlare e denunciare, i violentatori ci penseranno due volte perché sapranno che non è un segreto”. È importante che gli uomini “sostengano movimenti come #metoo che vogliono dare voce alle donne” e interrompere con il loro silenzio “la solidarietà maschile”, mostrando una “mascolinità positiva” in contrasto con una “mascolinità del dominio”.
“Perdere la capacità di empatia è perdere la capacità di vedere le altre persone come se stessi” e questo affranca “il dominio e la violenza” a tanti livelli. Mukwege ha anche insistito sul fatto che la guarigione per le donne stuprate passa dal “riconoscimento” e dalla “riparazione” della nostra mancanza nel non averle protette”, cosa che il neonato “Global fund for reparation” intende portare avanti.