#23ENE
Sta avendo un’adesione molto alta, a Caracas e nelle altre città del Venezuela, la mobilitazione per la libertà e la democrazia promossa oggi, nella festa nazionale del 23 gennaio, dall’Assemblea nazionale, organo deposto dal regime di Maduro, ma ritenuto ancora legittimamente in carica da gran parte della comunità internazionale.
Già nelle prima ore del mattino, prima dell’inizio vero e proprio della manifestazione, ci sono state repressioni da parte di Esercito e Polizia, che hanno causato almeno cinque morti, tra cui un sedicenne a Caracas, e diversi feriti.
Accorato, dopo il comunicato di ieri della Presidenza della Conferenza episcopale venezuelana (Cev), arriva l’appello, diffuso nella mattinata di oggi, della Commissione Giustizia e Pace della Chiesa venezuelana. Nella nota, firmata dal presidente della Commissione, mons. Roberto Lückert, vescovo emerito di Coro, “si esorta e si esige”, da parte delle diverse forze di sicurezza, “il rispetto dei cittadini che manifestano oggi, il cui diritto è sancito nell’articolo 68 della Costituzione, evitando la repressione violenta, le detenzioni arbitrarie, i modi crudeli e l’uso di armi da fuoco e sostanze tossiche per controllare manifestazioni pacifiche”.
La Commissione fa notare che l’Assemblea nazionale è “attualmente l’unico organo del potere pubblico legittimato a esercitare il proprio potere” e che la manifestazione ha anche lo scopo di consultazione popolare con il cosiddetto Cabildo abierto, modalità di consultazione popolare prevista dalla Costituzione, “le cui decisioni sono vincolanti per tutte le istanze dello Stato”.
Tra i partecipanti, alle manifestazioni diffuse nei 23 Stati della Repubblica federale, anche diversi vescovi, tra cui (come si legge sul profilo twitter della Cev) mons. Mario Moronta, vescovo di San Cristóbal, mons. Víctor Hugo Basabe, vescovo di San Felipe, mons. Ulises Gutiérrez, arcivescovo di Ciudad Bolívar, e mons. Enrique Rojas, vescovo ausiliare di Mérida.