Catechesi
(da Panama) “Le vostre storie di fede non sono un ‘io-tu’ dinanzi ai nostri specchi, ma storie sorprendenti da consegnare attraverso la Chiesa, alla storia del nostro Paese, oggi Paese di ‘rare visioni’, sempre più incattivito, rancoroso e frammentato. Siate la generazione raccontata nel capitolo 25 del Vangelo di Matteo”. È partito da qui il confronto tra mons. Pietro Santoro, vescovo di Avezzano, e una quarantina di giovani di diverse diocesi della Toscana, della Lombardia, della Sicilia, della Calabria, della Campania, del Lazio e dell’Ordinariato militare. Tra loro anche il piccolo Gabriele, di soli 4 mesi, forse il partecipante più giovane di questa Gmg panamense apertasi ieri sera con una messa partecipata da 75mila giovani da tutto il mondo. Un dialogo serrato e in pieno stile sinodale, come suggerito dall’Assemblea del Sinodo dei vescovi sui giovani dello scorso ottobre. Nessun testo scritto, ma solo spunti di riflessione intorno alla lettura che proponeva la figura biblica del giovane Samuele e della sua adesione alla chiamata di Dio. “Che cosa ci consegna la storia del nostro Paese e a che cosa ci sta chiamando? Quale può essere il sogno di Dio per noi, come giovane Chiesa italiana? Queste le due domande, anticipate da un video, sulle quali i giovani hanno lavorato a piccoli gruppi dialogando con mons. Santoro. Tante le sollecitazioni arrivate dai giovani, molte delle quali legate all’attualità: “Il nostro Paese deve allargare i propri orizzonti tornando a cogliere i bisogni dell’altro. Non si tratta – hanno spiegato – di fare tutto e subito. La fede ha bisogno anche di tempi di attesa necessari a imparare la parola giusta per proporre il Vangelo”. Il tema dei migranti è sentito come banco di prova personale, “allontanare i pregiudizi, accogliere l’altro così com’è”, e per l’Italia, “sarà il grande cuore degli italiani” a contribuire al governo del fenomeno migratorio. “Guardare al bello che la Chiesa ci consegna è il modo migliore per coltivare la speranza per il futuro e per non sentirsi fuori luogo in questa società”. “Siate la generazione di Matteo 25” ha risposto mons. Santoro richiamando il passo dell’Evangelista. “La generazione che sfama l’affamato, che veste l’ignudo, che visita il carcerato e l’ammalato, che ospita lo straniero. Impattate i vostri sogni con il diritto ai sogni dei poveri, degli scartati, dei malati e degli stranieri”. L’invito del vescovo di Avezzano è quello di “leggere la storia con gli occhi di Papa Francesco. Non releghiamoci ai margini della società. Il sogno di Dio – ha ribadito – è sempre alternativo: si costruisce la felicità costruendo quella dell’altro. Non siamo custodi del folclore religioso, non siamo credenti scontati, ma affrontiamo con il cuore e con la fede i bisogni del nostro Paese. L’Italia ha bisogno di aprire i suoi occhi”. (D.Rocchi – Sir)