Consiglio di sicurezza

Conflitto israelo-palestinese: mons. Auza (Onu), “riprendere il dialogo e intraprendere un percorso di pace”

(da New York) “La Santa Sede continua ad appellarsi con fervore alle autorità israeliane e palestinesi per riprendere il dialogo e intraprendere un percorso di pace che possa porre fine a un conflitto che, da oltre settant’anni, affligge questa terra”. È questa l’istanza con cui l’arcivescovo Bernardito Auza, osservatore permanente della Santa Sede presso l’Onu, ha esordito durante l’incontro del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite che si è riunito, ieri, per ridiscutere la questione mediorientale. Il nunzio ha insistito sul ruolo culturale, religioso e spirituale che queste terre hanno per il mondo intero e per questo ha sottolineato l’importanza che Gerusalemme continui a rimanere città santa per le tre religioni monoteistiche, come stabilito dalla risoluzione del 1947. Mons. Auza definisce “una pace illusoria” quella fondata solo su “un equilibrio tra potere e paura”, mentre la pace autentica e duratura va al di là delle difficoltà che caratterizzano questi tempi di “diffidenza radicata nella paura degli altri o degli estranei o ansia per la propria sicurezza personale”. L’osservatore vaticano richiama, poi, a lavorare su progetti politici responsabili dove non si risparmino sforzi per proteggere la vita di tutti i cittadini, indipendentemente dall’origine o dall’appartenenza religiosa. Grande preoccupazione è stata espressa per la situazione umanitaria di Gaza e degli altri territori occupati, poiché “l’assistenza ai più bisognosi ha la precedenza sulle considerazioni politiche e gli aiuti ai rifugiati palestinesi devono poter continuare senza ostacoli finché la situazione rimane irrisolta”. Un elogio, infine, è stato rivolto alla “generosa e solidale accoglienza” messa in atto da Libano e Giordania, alimentata non tanto da brillanti situazioni economiche ma “dai sacrifici dei loro cittadini”, che si prodigano senza sosta “per alleviare le sofferenze delle persone colpite dai conflitti nella regione, compresi i profughi palestinesi”.