Giornata mondiale
“Oggi è certamente possibile essere comunità nella Rete, i social offrono grandi opportunità di compartecipazione. E la compartecipazione è la base di ogni comunità vera. Bisogna però evitare che questa capacità di costruire qualcosa di comune, anche attraverso il web, si trasformi in un semplice scambio di notizie o di informazioni”. Questo il pensiero di Adriano Fabris, docente di filosofia morale all’università di Pisa, che per il Sir riflette sul tema scelto da Papa Francesco per la 53a Giornata delle comunicazioni sociali, “Siamo membra gli uni degli altri” (Ef 4,25). Dalle community alle comunità”. “I social rappresentano uno sviluppo del dialogo interumano, attuato e potenziato attraverso le piattaforme tecnologiche – sottolinea Fabris -. Mancano però alcuni aspetti del dialogo tradizionale. Mancano ad esempio il faccia a faccia, l’immediatezza dell’interazione, la possibilità di condurre il discorso a più livelli (ad esempio quando faccio capire, con la mia mimica, che le mie parole sono scherzose). I social sono l’occasione di un potenziamento comunicativo sia della parola che dell’ascolto. L’errore è pensare che li possano sostituire”. Caratteristica della comunicazione sui social è l’anonimato, che permette di sentirsi più liberti di esprimersi, ma che dà spazio anche all’aggressività. “L’imbarbarimento del linguaggio a cui assistiamo oggi si può arginare attraverso l’educazione – afferma Fabris -. Bisogna far capire che il dire qualcosa in rete (ad esempio il formulare un giudizio su qualcuno) non rimane confinato nel mondo virtuale, ma ha conseguenze profonde e durature anche nella realtà”.