Crisi

Nicaragua: a nove mesi dall’inizio delle proteste il Messico si offre come mediatore. Mons. Báez: “l’importante è la volontà del Governo”

“Se il Governo attuale del Nicaragua è disposto a dialogare, con qualsiasi mediatore, il dialogo sarà possibile. L’importante è la volontà politica del Governo di dialogare”. Lo ha detto ieri, conversando con i giornalisti il vescovo ausiliare di Managua, mons. Silvio José Báez, al termine della messa domenicale. Il presule ha risposto a una domanda riguardante la presa di posizione del Governo messicano, che si è offerto come mediatore tra il Governo e le organizzazioni della società civile. A nove mesi dall’inizio delle proteste, represse in modo sempre più violento dal regime di Daniel Ortega, la situazione del Paese è sempre più difficile, anche dal punto di vista economico. Un sondaggio Gallupp realizzato all’inizio di gennaio, i cui risultati sono stati resi noti in questi giorni, documenta che solo il 20% della popolazione è d’accordo con l’affermazione di Ortega che tutto procede normalmente e oltre il 50% chiede elezioni anticipate, libere e trasparenti. Le due personalità con maggior consenso nel Paese sono l’arcivescovo di Managua, il card. Leopoldo Brenes, e il vescovo ausiliare, mons. Silvio José Báez.
Un duro colpo al regime di Ortega è stata nei giorni scorsi la fuga in Costa Rica di Rafael Solís Cerda, già magistrato della Corte Suprema di Giustizia, una delle personalità finora più vicine alla famiglia Ortega. Dal suo esilio, Solís ha confermato l’esistenza di bande paramilitari promosse per reprimere le proteste in un’intervista al giornalista Carlo Chamorro, egli stesso costretto all’esilio proprio in queste ore.