Rapporto

Forum Davos: Oxfam, “in 26 hanno quanto la metà del mondo. In Italia il 5% ha quanto il 90% più povero”

Nel corso del 2018 le fortune dei super-ricchi sono aumentate del 12%, al ritmo di 2,5 miliardi di dollari al giorno, mentre 3,8 miliardi di persone, che costituiscono la metà più povera dell’umanità, hanno visto decrescere quel che avevano dell’11%. L’anno scorso, da soli, 26 ultramiliardari possedevano l’equivalente ricchezza della metà più povera del pianeta. È quanto denuncia oggi Oxfam diffondendo il nuovo rapporto “Bene pubblico o ricchezza privata?”, alla vigilia del meeting annuale del Forum economico mondiale di Davos.
In una nota, Oxfam rileva la “concentrazione di enormi fortune nelle mani di pochi, che evidenzia l’iniquità sociale e l’insostenibilità dell’attuale sistema economico”. A metà 2018, l’1% più ricco deteneva infatti poco meno della metà (47,2%) della ricchezza aggregata netta, contro un magro 0,4% assegnato alla metà più povera della popolazione mondiale, 3,8 miliardi di persone. In Italia il 20% più ricco dei nostri connazionali possedeva, nello stesso periodo, circa il 72% dell’intera ricchezza nazionale. Il 5% più ricco degli italiani era titolare da solo della stessa quota di ricchezza posseduta dal 90% più povero. Inoltre, a livello globale gli uomini possiedono oggi il 50% in più della ricchezza netta delle donne e controllano oltre l’86% delle aziende. Anche il divario retributivo di genere, pari al 23%, vede le donne in posizione arretrata.

A questo si aggiunge il fatto che “dopo una drastica diminuzione, tra il 1990 e il 2015, del numero di persone che vivono con un reddito di meno di 1,90 dollari al giorno, ad allarmare è il calo del 40% del tasso annuo di riduzione della povertà estrema (che secondo le stime è rallentato ulteriormente tra il 2015 e il 2018). Un aumento della povertà estrema che colpisce in primis i contesti più vulnerabili del globo, come l’Africa subsahariana”.
Il report “rivela come il persistente divario tra ricchi e poveri comprometta i progressi nella lotta alla povertà, danneggi le nostre economie e alimenti la rabbia sociale in tutto il mondo. Lo studio mette inoltre in evidenza le responsabilità dei governi, in ritardo nell’adottare misure efficaci per contrastare questa galoppante disuguaglianza”. “Un sistema così disuguale da produrre un costo umano altissimo: il taglio di servizi essenziali come sanità e istruzione, fa sì che 262 milioni di bambini non possano andare a scuola e 10 mila persone ogni giorno muoiano perché non hanno accesso alle cure”.
“Bene pubblico o ricchezza privata?” manda “un messaggio molto netto: per potenziare il finanziamento dei sistemi di welfare nazionali, è necessario rendere più equo il fisco. Invertendo la tendenza pluridecennale, che ha portato alla graduale erosione di progressività dei sistemi fiscali e a un marcato spostamento del carico fiscale dalla tassazione della ricchezza e dei redditi da capitale, a quella sui redditi da lavoro e sui consumi”.