“Un nuovo concetto di cittadinanza basata sulla partecipazione che si declina in tutti gli ambiti del vivere della città: dalla pianificazione urbana alla comunicazione, dall’educazione alla prevenzione della corruzione, da percorsi di integrazione culturale a esperienze di dialogo interreligioso”. È quanto emerge dal convegno “Co-Governance, corresponsabilità nelle città oggi”, organizzato dal Movimento dei Focolari a Castel Gandolfo. Diverse le esperienze presentate, da quella dei quartieri di Medellin, “dove si trovano popolazioni davvero resilienti”, che “cercano di costruire una loro città nella città”, a Firenze, dove per promuovere i valori della convivenza, della conoscenza e del rispetto reciproci è stato firmato nel febbraio 2016 il “Patto di cittadinanza” tra l’Imam Izzedin Elzir e il sindaco Nardella. Un accordo che prevede l’uso della lingua italiana nelle moschee; trasparenza economica delle comunità islamiche, educazione alla cittadinanza e al rispetto delle leggi: “Cerchiamo di educare i nostri fedeli a essere cittadini italiani di fede mussulmana: la fede non si contrappone alla cittadinanza”. Tra le sfide più grandi che le città si trovano ad affrontare a ogni latitudine c’à quella della comunicazione. “Dovremmo smettere di parlare di città intelligenti, ma piuttosto di città vivibili, dove la tecnologia è realmente al servizio dell’uomo – ha osservato Fadi Chehadè, già amministratore delegato di Icann -. Oggi l’unico modo in cui le amministrazioni possono controllare il potere della tecnologia e delle sue multinazionali è dal basso verso l’alto e cioè a partire dai cittadini; questo è il momento propizio per invertire la tendenza e perché i cittadini facciano sentire la propria voce”. Infine, l’esperienza di Danuta Kaminska, amministratrice pubblica nel Consiglio della Slesia Superiore, che ha presentato una Polonia non chiusa e sovranista. “Ci sono città come Katowize, che accolgono e operano per includere gli immigrati che nello scorso anno sono stati circa 700.000 in Polonia, in maggioranza ucraini. Per attivare la co-governance nella nostra città abbiamo capito che occorre sostenere i cittadini dal punto di vista morale oltre che pratico. La collaborazione con le comunità religiose e le organizzazioni non governative aiuta l’integrazione dei cittadini e li rende sempre più parte della comunità sociali”.