
(Haifa) “I cristiani di Israele desiderano vivere come cittadini a pieno titolo, con i loro diritti riconosciuti in una società pluralista e democratica” ma, nonostante “il contributo vitale che essi apportano alla società attraverso scuole, ospedali e il coinvolgimento nella vita pubblica cercando di costruire ponti tra le diverse fedi”, “si ritrovano sistematicamente discriminati ed emarginati” insieme ad “altri cittadini arabi palestinesi e migranti che vivono in Israele”. È quanto scrivono nella loro dichiarazione finale i vescovi di Usa, Canada, Ue e Sud Africa – che fanno parte dell’Holy Land Coordination (Hlc) – al termine del loro pellegrinaggio annuale di solidarietà che quest’anno si è svolto tra Gerusalemme, Haifa e Jenin dal 12 al 17 gennaio sul tema “Cristiani in Israele, sfide e opportunità”. Nel documento finale diffuso oggi i 15 vescovi firmatari, per l’Italia mons. Rodolfo Cetoloni della diocesi di Grosseto, esprimono “vicinanza” ai cristiani di Israele e fanno propria la “preoccupazione” da loro espressa circa la legge che stabilisce Israele “Stato-Nazione” del popolo ebraico. “I leader cristiani locali – si legge nella dichiarazione dell’Hlc – hanno segnalato che questa legge crea una ‘base costituzionale e legale per la discriminazione’ contro le minoranze, minando gli ideali di uguaglianza, giustizia e democrazia . Sosteniamo i cristiani israeliani e tutti coloro che affrontano la discriminazione, e sosteniamo la loro richiesta di proteggere il pluralismo del paese”. “Mentre ci avviciniamo alla Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani – scrivono i vescovi – riaffermiamo la nostra solidarietà a tutte le chiese qui presenti e preghiamo affinché i cristiani possano lavorare più strettamente insieme nella ricerca della giustizia e della pace”.