“Dio ha bisogno della nostra voce per denunciare le ingiustizie e delle nostre mani per soccorrere gli ultimi. Inoltre è Lui che fissa gli appuntamenti con le persone, a noi però chiede di aiutarlo a fissare questi appuntamenti”. Così don Luigi Ciotti, fondatore del Gruppo Abele e dell’Associazione Libera, parla della “santità della porta accanto” alla Pontificia Università Gregoriana dove è stato invitato per parlare di santità quotidiana nell’ambito del ciclo annuale di conferenze pubbliche promosso dal Centro fede e cultura “Alberto Hurtado” dell’Ateneo, ispirato all’esortazione apostolica “Gaudete et Exsultate” di Papa Francesco. Dio ci chiede di essere santi nella concretezza di ogni giorno. Di essere misericordiosi, di soccorrere, aiutare, accogliere. Non si ama Dio se non si ama il prossimo – avverte, e questo sarà il leit motiv della sua riflessione -. I comandamenti sono un invito a essere coerenti, credibili”. Diverse le figure evocate da don Ciotti: tra queste don Tonino Bello e il vescovo Michele Pellegrino, due clochard, le mamme annegate a Lampedusa strette ai loro bambini. I cartoni e la panchina dei due poveri, afferma citando parole di don Tonino Bello, “erano un ostensorio”. “La strada mi ha offerto un dono immenso: quelle scatole, quelle baracche, quelle tende mezze rotte dove vivono tante persone sono un ostensorio. Sono la strada che ci indica il Vangelo”. Come i sommozzatori che per 20 giorni a Lampedusa hanno lavorato al recupero dei corpo dei migranti annegati: “adulti, padri di famiglia che raccontavano con le lacrime agli occhi lo strazio di dover dividere le mamme dai loro bambini stretti in un ultimo, disperato abbraccio”. “Attraverso gli ultimi – assicura – ho incontrato Dio”.