Discorso

Parlamento Ue: Sanchez (premier spagnolo), “difendere l’Europa, così l’Europa potrà difendere i suoi cittadini”

Strasburgo, 15 gennaio: alcune immagini della visita e del dibattito con il premier spagnolo Sanchez

(Strasburgo) “Dobbiamo proteggere l’Europa dalle forze che antepongono l’odio alla ragione e alla convivenza. Così l’Europa potrà proteggere i suoi cittadini”. Lo afferma da Strasburgo Pedro Sanchez, premier spagnolo, giunto nella città alsaziana per un dibattito in emiciclo con gli europarlamentari sul futuro dell’Ue. Un discorso, il suo, dai forti accenti europeisti. Sanchez intravvede la necessità di “quattro unioni”: politica, sociale, economico-monetaria e ambientale. Parla di “un’Unione basata sui diritti, che dia rifugio ai più vulnerabili, offra opportunità ai giovani e ai disoccupati, garantisca la sicurezza dei cittadini”, confermando “il proprio impegno contro i cambiamenti climatici”. Sanchez chiede la fine dell’approccio di austerità adottato dopo la crisi finanziaria “che ha provocato una spaccatura nell’Unione europea”. “È tempo di chiudere questa fase” per rendere l’Europa un progetto di nuovo valido e vicino ai cittadini europei. Sanchez attacca gli estremismi e i discorsi nazionalisti e antieuropei e afferma: “la pace, la democrazia e la libertà non possono mai essere date per scontate”, per questo “dovremmo difendere i valori dell’Ue”. La sua preoccupazione principale, spiega, “non è l’estrema destra in sé, ma come l’estrema destra sta plasmando l’agenda e il discorso dei partiti politici che in precedenza avevano un forte impegno per il progetto europeo”. La linea non dev’essere dettata da chi è contro l’integrazione europea.

Sul Brexit afferma che è un “errore”, in “cui tutti perdono”. E “ora tocca al governo britannico spiegare come vuole uscire” dall’impasse che si è venuta a creare. Fra gli altri temi affrontati le migrazioni (“la responsabilità e la solidarietà dovrebbero essere i principi guida nella riforma del sistema di asilo), il bilancio Ue (non va diminuito), la parità uomo-donna, la questione catalana. Su quest’ultimo punto afferma: “nonostante le forze indipendentiste abbiano la maggioranza parlamentare” a Barcellona, “non esiste una maggioranza sociale che sostenga l’indipendenza. Non possono imporre un progetto politico a una maggioranza di cittadini che ha ripetutamente affermato di non condividere questa direzione”. Le forze indipendentiste dovrebbero dunque “aprire un processo di dialogo all’interno della società catalana, con il sostegno del governo spagnolo, che è determinato a risolvere la situazione attraverso il dialogo e il rispetto della Costituzione. In Catalogna, il problema non è l’indipendenza, ma la convivenza”.