Camillianum

Vulnerabilità: card. Sgreccia, “non siamo un serbatoio di atti, abbiamo sempre la possibilità di migliorare”

Nella seconda giornata del convegno organizzato all’istituto Camillianum sulla vulnerabilità sono i tanti i temi in programma. Ad aprire la serie, è stata la cura del creato e della sua continuità vitale di cui ha parlato il cardinale Elio Sgreccia, presidente emerito della Pontificia Accademia pro Vita. Il cardinale ha ricordato il libro di Karol Wojtyla “Persona e atto”. “La persona – ha spiegato al Sir – si manifesta negli atti ma nessun atto della persona esaurisce le possibilità della persona stessa. Noi – ha aggiunto – non siamo un serbatoio in cui un atto modifica l’atto precedente. La sostanza è che abbiamo sempre la possibilità di migliorare. L’approccio che dobbiamo avere nella ricerca, soprattutto in quella orientata a sollevare la sofferenza umana, è di non arrendersi perché il meglio ci sta sempre davanti. Abbiamo la possibilità di agire sullo spazio o dallo spazio superando delle difficoltà. Gli astrofisici ci dicono che verrà un tempo in cui scopriremo che ci sarà più vita fuori dalla Terra che sulla Terra. Questo ci migliorerà”.

Altro tema a seguire, è stato la sedazione profonda trattato da Maria Luisa Di Pietro, associato in medicina legale e direttore del Center for Global Health Reasearch and Studies dell’università Cattolica del Sacro Cuore. “Nella miscela dei medicinali per alleviare il dolore – ha detto – non bisogna osservare solo i farmaci ma il paziente perché la medicina è un’arte, non essendo matematica né precisa. La sedazione continua e profonda viene messa in atto con l’intenzione di supportare gli ultimi giorni del paziente per controllare quell’insieme di sintomi che non si riesce a controllare in altro modo. È una situazione complessa che deve essere valutata dal gruppo di medici esperti di cure palliative. L’intervento deve essere proporzionato e appropriato. La sedazione a scopi eutanasici viene messa in atto con l’intenzione di porre fine alla vita del paziente con uso di farmaci, l’oggetto non è la sedazione. Non bisogna creare confusione perché nel dibattito pubblico si tende a farne. La sedazione palliativa è lecita solo quando la morte è imminente. Il medico è capace di capirlo in base all’esperienza di altre situazioni. La medicina – ha concluso – non si può ridurre a numeri o linee guida perché l’esperienza può metterle in discussione”.