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Sviluppo: Rapporto Unctad, “rivoluzione digitale e monopoli rischiano di penalizzare i Paesi in via di sviluppo”

“I potenziali benefici delle tecnologie digitali nei Paesi in via di sviluppo rischiano di essere compromessi dalle strategie di rendita adottate dai monopoli digitali”. Lo afferma il Rapporto Unctad sul commercio e lo sviluppo 2018 “Potere, piattaforme e la disillusione del libero scambio” presentato questa mattina a Roma, nella sede di Radio Vaticana, ma diffuso stasera in tutto il mondo. “Se non saranno affrontate seriamente le questioni relative al controllo ed all’utilizzo dei dati nelle sedi appropriate – sostiene il rapporto – ogni investimento in capitale intangibile ed infrastrutture digitali da parte dei Paesi in via di sviluppo rischia di non produrre gli effetti sperati. Questi Paesi devono cercare di preservare, ed espandere, il loro margine di azione in politica economica per garantirsi il controllo necessario dei dati prodotti sul territorio nazionale ed integrarsi gradualmente nell’economia digitale globale”. “La rivoluzione digitale – ha detto il segretario generale dell’Unctad, Mukhisa Kituyi – si è purtroppo manifestata in un’era neoliberista. Contesto in cui l’assenza di controlli adeguati ha permesso ad alcune grandi imprese di sfuggire alla supervisione dei governi nazionali e di espandersi in nuove aree di profitto. Il grande business ha di fatto trasformato l’estrazione e l’elaborazione dei dati in uno strumento per l’estrazione di rendite sempre maggiori, una cornucopia”. Fra le 25 aziende tecnologiche leader in termini di capitalizzazione di mercato, 14 hanno sede negli Stati Uniti d’America, tre nell’Unione europea, tre in Cina, quattro in altri Paesi asiatici e solo una in Africa. Le prime tre grandi società tecnologiche negli Stati Uniti hanno una capitalizzazione di mercato media di oltre 400 miliardi di dollari, rispetto ai 200 miliardi di media delle principali società tecnologiche cinesi, ai 69 miliardi registrati in Europa ed ai 66 in Africa. Di recente, Apple è diventata la prima società valutata oltre 1 trilione di dollari, un valore superiore al Pil di molti Paesi Ocse tra cui il Portogallo e la Nuova Zelanda. Il volume segnala anche la rapidità dei vantaggi derivanti da una posizione di dominante sul mercato: il rapporto tra profitti e vendite di Amazon, ad esempio, è passato dal 10% fatto registrare nel 2005 al 23% del 2015, mentre quello di Alibaba è passato dal 10% del 2011 al 32% del 2015.