Società

Colombia: rapporto pastorale sociale-Caritas, il 61% degli accordi di pace ha iniziato il suo percorso. “L’Eln cessi le sue azioni armate”

Un’analisi a tutto campo sulla situazione economica, sociale e ambientale della Colombia, a cominciare da un bilancio preciso e documentato sull’avanzamento dell’accordo di pace con le Farc e sulla presenza della dissidenza ancora attiva come guerriglia. Per proseguire con il punto della situazione sulle trattative con l’Eln, sulla presenza di bande criminali (Bacrim) e paramilitari, sulle uccisioni di leader sociali, sui programmi di limitazione delle coltivazioni di coca, sulla lotta alla corruzione, sul rispetto dell’ambiente, specie nella zona amazzonica, sulla situazione dei migranti venezuelani. Sullo sfondo, l’inaccettabile squilibrio che provoca forti situazioni di povertà nonostante le tante risorse e un’economia in crescita. Tutto questo si trova nelle 35 cartelle che costituiscono il documento “Analisi della congiuntura nazionale”, elaborato dal Segretariato di Pastorale sociale – Caritas della Chiesa colombiana, attraverso il proprio Osservatorio, in collaborazione con coloro che coordinano i progetti di carattere sociale della Chiesa e con la rete Repam, che opera nell’Amazzonia colombiana. Il rapporto, pubblicato ieri sul sito della Conferenza episcopale colombiana, è suddiviso in quattro ambiti: socio-economico, socio-politico, sociale e socio-ambientale. In particolare, nel secondo ambito, trova grande spazio il tema della pace. Il documento riconosce che “possiamo paragonare l’implementazione dell’accordo di pace a una corsa sulle montagne russe, con frenate e accelerazioni”. Tuttavia, “tutti i punti dell’accordo hanno fatto dei passi in avanti negli ultimi mesi”, seppure in modo disomogeneo. Uno studio dell’Istituto Crok fa emergere che l’applicazione dell’accordo procede più velocemente rispetto ad altri accordi di questo tipo siglati in altri Paesi. Il 61% dei 578 impegni è in corso di implementazione. Non mancano però interrogativi e zone d’ombra, a partire dalla lentissima applicazione delle parti dell’accordo che riguardano la riforma agraria e la produzione di coca. In particolare, l’Osservatorio fa poi notare i nodi della sicurezza e protezione dei difensori di diritti umani, leader sociali ed ex combattenti delle Farc, e il lento reinserimento degli ex guerriglieri nella vita politica, sociale ed economica. Lo studio compie comunque una puntuale analisi dell’implementazione degli accordi. Viene anche affrontato il problema della dissidenza delle Farc, cioè di quei guerriglieri che non hanno approvato l’accordo e che hanno continuato a considerarsi guerriglieri. A dispetto di alcune cifre che pure circolano nel Paese, che parlano addirittura di 3mila guerriglieri, il rapporto cita alcuni studi che ipotizzano la presenza nel Paese di 1.200 o al massimo 1.500 dissidenti. Il rapporto dedica poi ampio spazio all’Eln, la guerriglia ancora presente nel Paese, spiegando le difficoltà che ancora impediscono che si arrivi a un accordo, nonostante il dialogo sia arrivato al sesto ciclo di negoziato. La Chiesa colombiana ritiene fondamentale che “l’Eln cessi le sue azioni armate” e chiede che il dialogo continui, sottolineando che secondo un sondaggio dell’istituto Gallup questa è la volontà del 69% dei colombiani.