Repressione

Venezuela: i vescovi dopo fallito attentato a Maduro, “no ad arresti arbitrari, torture e sparizioni forzate. Accertare fatti tramite tribunali competenti”

“Nessuno può essere privato della dignità”: con questa frase di Papa Francesco la Commissione Giustizia e pace della Conferenza episcopale del Venezuela interviene oggi in merito a quanto sta succedendo dopo “il presunto attentato” al presidente  Nicolas Maduro con droni esplosivi lo scorso 4 agosto a Caracas. L’attentato è fallito, sette agenti sono rimasti feriti e nel frattempo sono stati arrestati sei presunti “terroristi”. Nella nota, firmata da mons. Roberto Luckert, presidente della Commissione Giustizia e pace, e don Saul Ron Braasch, vicario generale di Giustizia e pace, si invita il governo “a fermare la repressione violenta contro i cittadini, azioni che si aggiungono alla situazione di crisi, insicurezza e squilibrio sociale che sta vivendo il Paese”.  E si richiama il Consiglio morale repubblicano “all’obbligo di proteggere i diritti umani dei cittadini e indagare sulle responsabilità amministrative dei funzionari che violano questi diritti”. Nello specifico, “i fatti su cui si sta investigando – precisano – devono essere accertati tramite i canali del processo penale e i Tribunali competenti”, condizioni “indispensabili per determinare responsabilità e colpe”. “Gli arresti di parlamentari, funzionari e cittadini sulla base di indizi o presunzioni di responsabilità penali – affermano – non devono portare a detenzioni arbitrarie, trattamenti crudeli o disumani, torture e sparizioni forzate”. Si chiede perciò al Consiglio morale repubblicano di vigilare “sull’effettivo rispetto” dei diritti umani, “contro le arbitrarietà e distorsioni del potere”, mettendo in atto “le azioni necessarie per determinare le responsabilità dei funzionari di qualsiasi tipo che violano i diritti umani”. I vescovi concludono invitando tutti i gruppi e difensori dei diritti umani “a porre attenzione alle violazioni dei diritti umani, classificare tutte le azioni e denunciare presso le istituzioni ogni atto che violi il dovuto processo”.