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Sgombero Camping river: Associazione 21 luglio, “fallimento del piano di superamento dei campi”

Il 52% delle persone rom che vivevano nel Camping River sgomberato il 26 luglio scorso a Roma (ossia 152 persone) è costretta a vivere in strada, sotto i ponti o in macchina in zona Prima Porta. Solo il 9% delle 359 persone del campo hanno trovato una soluzione come previsto dal Piano Rom del Comune di Roma. Il 34% sono stati trasferiti in centri di accoglienza o strutture temporanee, pochi altri hanno trovato riparo presso parenti o amici. “Lo sgombero è stato un caso emblematico per mostrare l’utilizzo da parte del Comune di Roma della propaganda mediatica a colpi di spot, uno strumento di distrazione di massa che racconta una verità altra rispetto alle promesse fatte in campagna elettorale e mai mantenute”: lo ha affermato Carlo Stasolla, presidente dell’Associazione 21 luglio, nella conferenza stampa che si è tenuta oggi pomeriggio alla Camera dei deputati. Il 26 luglio il Comune di Roma ha sgomberato l’insediamento di Camping River dove da 13 anni vivevano circa 300 persone rom, un giorno prima del pronunciamento della Corte europea per i diritti umani. Secondo Stasolla “sullo sgombero nonostante il blocco da parte della Corte europea dei diritti dell’uomo di Strasburgo ha influito l’incontro tra la sindaca Virginia Raggi e il ministro dell’Interno Matteo Salvini avvenuto il 25 giugno”. Durante la conferenza stampa giornalisti e attivisti per i diritti umani hanno raccontato nei particolari la vicenda degli ultimi due anni che ha portato allo sgombero del 26 luglio. Agli abitanti del campo era stata proposta la somma di euro 800 al mese per cercarsi da soli una casa in affitto, ma non disponendo di nessun reddito e non avendo una mediazione da parte del Comune di Roma sarebbe stato “impossibile trovare qualcuno disposto ad affittare loro una casa – ha precisato il parlamentare Riccardo Magi -. Non è vero che non hanno accettato le soluzioni offerte dal Comune, non erano praticabili”. Magi ha spiegato che lo sgombero è stato motivato dal Comune da emergenza sanitaria e igienica. “Ma la stessa situazione era stata provocata dal Comune di Roma – ha detto – perché a giugno aveva già fatto un’azione di demolizione di 50 moduli abitativi, staccato l’energia elettrica e sospeso l’erogazione idrica, aggravando il disagio delle famiglie. Lo sgombero segna il fallimento del piano di superamento dei campi. Il Comune non è stato capace di costruire delle alternative”.